Rifiuti, Rossi ai Comuni ultimatum sugli impianti

Manovra, confermata la chiusura delle sedi all’estero della Regione

Repubblica, Firenze
7 Luglio 2010
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Tempo quasi scaduto per la costruzione dei termovalorizzatori. Il presidente della Toscana Enrico Rossi avverte Comuni, Province e società di smaltimento rifiuti: «Gli impianti vanno fatti, nessun ritardo ingiustificato sarà tollerato. In caso di inadempienza la Regione può servirsi dei poteri sostitutivi previsti dalla legge». Non pronuncia la parola “commissariamento” ma il messaggio è chiaro. E se c’è una situazione ancora in fase di stallo è proprio quella di Firenze dove per Case Passerini è in corso la gara per la scelta del partner industriale che, secondo le previsioni di Quadrifoglio, non si concluderà prima di fine anno. «Non ce l’ho né con Firenze né con altri ambiti in particolare», spiega Rossi. «Voglio solo che dal punto di vista ambientale la Toscana si metta in regola per evitare rischi in futuro e chiedo a tutti di fare presto». Da parte sua Rossi non lo perde. Dopo aver tagliato le auto blu a Regione, Asl e agenzie toscane ora ha confermato quello che aveva annunciato a Repubblica la settimana scorsa: la chiusura di tutte le sedi all’estero tranne quella di Bruxelles. Sono a New York e Mosca (in condominio con Mps), Francoforte (condivisa con la Camera di commercio italiana), San Paolo, Buenos Aires e Abu Dhabi (qui Regione era insieme a Promofirenze) e Shangai, l’unico ufficio in cui la Toscana “abitava” da sola. Sette sedi aveva aperto Martini, sette ne chiude Rossi. «Non perché le consideri una fonte di spreco sia chiaro», tiene a precisare. «Il costo complessivo è di 404 mila euro l’anno ma in questo modo sgombro il campo da ogni possibile polemica e rassereno il ministro Tremonti che accusa le Regioni di sprecare i soldi. Una parte del risparmio, come ho già detto, servirà ad aiutare l’Accademia della Crusca che ha lanciato un allarme sulla propria sopravvivenza. Ho incontrato la direttrice e sono sempre più convinto che, accanto al nostro contributo, sia necessario e doveroso che il governo investa dei fondi per salvare un’istituzione prestigiosa che si occupa di studiare, valorizzare e preservare la lingua italiana». Su un’altra questione il presidente intende chiedere un maggiore coinvolgimento del ministero dello Sviluppo, quella della Lucchini. «Il nostro impegno è totale ma il governo deve fare la sua parte. In gioco ci sono il destino del secondo polo siderurgico italiano e circa quattromila posti di lavoro, considerando l’indotto». La preoccupazione nasce dalle notizie ricevute dall’assessore Simoncini due giorni fa in un incontro convocato a Roma dal sottosegretario Stefano Saglia: la cessione da parte di Severstal del 50,8 per cento del gruppo a una società finanziaria sotto il controllo del principale azionista Severstal Mordashov, per la cifra simbolica di un euro. Di fatto, quindi, la vendita di Lucchini è sospesa ma nel frattempo la proprietà non presenta un piano di investimenti.

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