Chi non si iscrive al Sistri (sistema di tracciabilità dei rifiuti) sarà soggetto alla sanzione dell’arresto (da tre mesi a un anno, raddoppiati se trattasi di rifiuti pericolosi) o dell’ammenda (da 2.600 a 26 mila euro). E se si tratta di rifiuti pericolosi la sanzione prevede sia l’arresto che l’ammenda. Lo prevede lo schema di decreto legislativo di recepimento della Direttiva Rifiuti numero 98 del 2008 all’esame del Parlamento fino al prossimo 24 ottobre. Infatti, l’obbligo di iscrizione regolato dalla normativa sul sistema di tracciabilità dei rifiuti ricade non soltanto sulle imprese industriali, ma anche sui più piccoli artigiani e su qualsiasi ente produca, a qualsiasi titolo, rifiuti considerati pericolosi. Infatti, anche la presenza di un neon obbliga all’iscrizione. Per coloro che non si sono iscritti si aprirebbe, con il nuovo decreto, il rischio concreto di processi penali. Nessuno potrà operare, affidare un rifiuto a un trasportatore, portarlo in discarica se non sarà iscritto al sistema di tracciabilità dei rifiuti. Altra sanzione (questa volta sola amministrativa) è prevista per chi non versa il contributo annuale al Sistri. Va precisato che le disposizioni relative al sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti sono solo parzialmente riconducibili alle disposizioni comunitarie. Esse infatti si estendono ai rifiuti non pericolosi e si sostituiscono alle norme vigenti, che già assicuravano la tracciabilità richiesta da Bruxelles. Altro aspetto rischioso sembra essere l’applicazione delle sanzioni amministrative con effetto retroattivo, cioè per fatti avvenuti prima dell’entrata in vigore del decreto di recepimento. Si veda, per esempio la norma che applica fino al 31 dicembre 2010 una maggiorazione del contributo per ogni mese di ritardo dell’iscrizione rispetto alle scadenze fissate.
Rifiuti, c’è l’arresto
Il dlgs sulla tracciabilità prevede carcere e ammenda
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