Renzi-Padoan, focus tagli: obiettivo -3% sulle spese dei ministeri

Alla riunione di ieri ha partecipato anche il Commissario alla spending review Cottarelli. Domani l’incontro con i ministri per individuare le voci su cui potrebbe cadere la scure

9 Settembre 2014
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Da un maggiore “coordinamento” tra le forze dell’ordine, alla revisione di incentivi e trasferimenti da parte di diversi ministeri alle imprese che valgono fino a 4 miliardi, fino al preannunciato taglio delle partecipate pubbliche: entra sempre più nel vivo l’operazione tagli e risparmi del governo Renzi. Una riunione preparatoria a Palazzo Chigi, cui hanno preso parte anche il Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan e il Commissario per la revisione della spesa Carlo Cottarelli, è servita ieri a mettere a punto soprattutto un metodo di lavoro per il successivo confronto con i ministri.

Nel vivo degli interventi si entrerà poi mercoledì, quando è stata fissata una tornata di incontri tra il premier, il suo staff e i responsabili dei vari dicasteri per individuare le principali voci che saranno oggetto di quella sforbiciata del 3% delle spese ministeriali annunciata da Renzi nei giorni scorsi.

Cottarelli ha messo sul tavolo del premier non le sue dimissioni, ma una corposa lista di risparmi che poi dovranno essere individuati dai singoli dicasteri. Risparmi che, e la riunione di ieri pomeriggio sembrerebbe confermarlo, non produrranno tagli lineari ma saranno frutto, comunque, di una valutazione politica collegiale che non metta ciascun ministro davanti ‘a un muro’. A testimonianza del fatto che, nelle intenzioni di Renzi, quello sulla spending review resta uno sforzo collettivo da intraprendere con l’obiettivo finale di una cura da 20 miliardi. Uno sforzo da valutare assieme tenendo ben presente le necessità di ciascun dicastero.

La riunione di ieri non è stata, quindi, quella del redde rationem tra Carlo Cottarelli e Matteo Renzi dopo lo scontro prodottosi tra la fine di luglio e l’inizio di agosto.
Chi si attendeva che il Commissario ieri arrivasse a Palazzo Chigi per rassegnare formalmente le sue dimissioni è rimasto deluso. Per ora, quindi, il Commissario scelto da Enrico Letta resta in carica e il suo rientro al Fmi, la voce che aveva girato in questi giorni, resta perlomeno rinviato.

Ma quello tenutasi nel pomeriggio di ieri a Palazzo Chigi è stato anche il primo atto di una settimana cruciale, in chiave di economia e riforme, per il governo Renzi. Una settimana che dovrebbe prevedere anche dei passi avanti sul Jobs Act, attualmente fermo in Commissione Lavoro a Palazzo Madama e con la querelle tra Pd e Ncd sull’art. 18 ancora lontana da una soluzione definitiva.
Mentre giovedì e venerdì, nella riunione informale Ecofin a Milan, l’Italia punta a presentarsi con un piano per la spending review in fase già avanzata. Per ribadire quel concetto di riforme in cambio di maggiore flessibilità che Renzi ripete sin dai primi giorni del suo mandato e che, alla luce del ‘patto del tortellino’ siglato a Bologna con i leader socialisti europei, il premier intende proporre con ancora maggiore decisione.

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