Sorpresa: Matteo Renzi, sindaco di Firenze, non privatizza i tram ma cede in usufrutto le azioni della società che li gestisce. La novità esce come un coniglio bianco dal cilindro della cessione del ramo di azienda di Ataf Spa, la municipalizzata trasporti, della cui vendita il primo cittadino aveva fatto un punto di impegno, tanto che i sindacalisti avevano cercato di guastargli il Big Bang della Leopolda nell’ottobre scorso.
Una privatizzazione su cui Renzi aveva premuto imperiosamente l’acceleratore a metà dicembre quando, esercitando il potere del maggior azionista, aveva deciso di iniziare la vendita senza aspettare la gara regionale per il trasporto pubblico, come avrebbero voluto i sindaci del circondario nonché piccoli azionisti.
Cessione che però presentava già un annacquamento: non si vedeva Ataf tutta intera ma il ramo d’azienda dedicato all’esercizio, Ataf Gestioni, vale a dire autobus e attività di trasporto, mentre la società madre (e il suo patrimonio immobiliare) rimanevano di proprietà comunale. Tanto che la quota nelle società dei tram serviva proprio per rendere più appetibile il boccone.
Analizzando però il bando, pubblicato l’altro ieri, la cronaca fiorentina di Repubblica ha svelato un dettaglio che contraddice quanto affermato dall’inquilino più importante di Palazzo Vecchio: la ricca partecipazione, 49%, detenuta da Ataf nel capitale di Gest Spa, la società che sta realizzando la rete tranviaria cittadina (privata al 51%), non finirà all’asta ma se ne cederà solo l’usufrutto, vale a dire il godimento di utili eventuali. Vicenda sorprendente, anche perché non comunicata affatto da un sindaco che fa della comunicazione il suo asset politico principale.
Senza contare che, seppure per un tema di governo cittadino, Renzi da rottamatore qual è, rischia di passare per uno che preferisce portare l’auto vecchia in carrozzeria, per una verniciatura, anziché mandarla allo sfasciacarrozze.
La novità poi ha qualche controindicazione operativa. I probabili acquirenti di Ataf potrebbero risultare spaventati dalla mancanza di chiarezza di questo dettaglio dell’operazione. Gli interrogativi che si profilano riguardano proprio la governance della società tranviaria: chi siederà nel consiglio di amministrazione? Chi avrà poteri decisionali? I proprietari «nudi» di Ataf o gli usufruttuari privati?
Dubbi che, a pochi giorni dalla data in cui i compratori dovranno farsi avanti con le manifestazioni di interessi (21 febbraio la scadenza), potrebbero nuocere all’affare.
Sorpresi e polemici i sindaci Pd dell’hinterland fiorentino, da quelli fermamente contrari alla privatizzazione, come Gianni Gianassi da Sesto Fiorentino, a quelli possibilisti, come Simone Gheri, primo cittadino di Scandicci.
Tace Renzi, impegnato nelle stesse ore a far votare i provvedimenti urbanistici per costruire il nuovo stadio cittadino. Se aver imposto la vendita in fretta, negando ai piccoli comuni la liturgia delle ratifiche in consiglio, poteva sembrare un gesto di pragmatismo estremo, non comunicare un cambio di tale portata rischia di passare per un atto di tracotanza pura. E la cosa potrebbe dispiacere a qualcuno dei 30 consiglieri comunali fiorentini che, poco prima di Natale, pensarono di votare il via libera alla vendita.
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Italia Oggi
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