Avvisate Matteo Renzi. Avvisate il premier che proprio mentre lui vuole fare fuori quanti più dirigenti pubblici è possibile, zitto zitto in Parlamento due deputati sconosciuti (ai più) presentano un bell’emendamentino che va esattamente nella direzione opposta. E non fa nulla che Renzi sia anche segretario del Pd e i due deputati siano del Pd. E non fa nulla che Renzi sia di Firenze e questi due parlamentari siano uno di Vinci, in provincia di Firenze, Dario Parrini, e l’altro di Pescia, in provincia di Pistoia, Edoardo Fanucci. Fuori i dirigenti pubblici, sono troppi e guadagnano oltre la media d’Europa, dice il governo. Ma no, assumiamone altri, risponde il Parlamento. L’emendamentino in questione è collegato al primo decreto importante presentato dal governo Renzi (finanza locale ed edilizia scolastica). E recita così: «I Comuni possono effettuare, previo avviso pubblico, apposite selezioni per il conferimento di incarichi a tempo determinato di dirigenti comunali». Quindi spiega che «la selezione è condotta sulla base della previa definizione da parte del comune del profilo di dirigente richiesto, con riferimento allo specifico incarico e alle esigenze derivanti dalle linee programmatiche del comune. In ogni caso i candidati devono possedere, oltre agli specifici requisiti relativi al posto da ricoprire, la laurea magistrale e un’adeguata esperienza professionale coerente con le disposizioni» generali previste dal decreto legislativo 165/2001. Non è chiaro perché venga inserito ad hoc questo tipo di specificazione, che spesso, ma non è detto sia questo il caso, sono note che si aggiungono quando in mente si hanno figure specifiche. Inoltre «la selezione è compiuta da una commissione costituita esclusivamente con esperti di provata competenza nelle materie di selezione, scelti tra dirigenti dell’amministrazione, docenti e altri professionisti esterni alla medesima». E come saranno scelti questi dirigenti? Qui arriva un’altra mazzata per Camusso-Bonanni-Angeletti: si raccomanda che questi selezionatori «non siano componenti dell’organo di direzione politica o ricoprano cariche politiche e non siano rappresentanti sindacali o designati dalle confederazioni ed organizzazioni sindacali o dalle associazioni professionali». Nel successivo comma si autorizzano quindi i Comuni ad assumere: «I Comuni, previa adozione degli atti di programmazione previsti» sempre dal decreto legislativo 165 «per motivate esigenze organizzative dell’ente e nel rispetto del patto di stabilità interno e della vigente disciplina vincolistica in materia di spesa di personale, esclusivamente effettuando le selezioni di cui al comma 1, possono affidare incarichi a contratto a tempo determinato di dirigenti» «anche superando le percentuali» prevista dal decreto 165 «in misura comunque non superiore al 30 per cento delle dotazioni organiche della qualifica dirigenziale a tempo indeterminato e comunque corrispondente ad almeno una unità». Sia chiaro, si consente l’assunzione ai Comuni virtuosi. Come per esempio Firenze. Sarebbe uno smacco se Renzi con il suo fedelissimo sottosegretario alla Pubblica amministrazione, Angelo Rughetti, tagliassero quelli statali e nella sua Firenze si andasse nella direzione opposta. Non accadrà. Anche perché il commissario della spesa Carlo Cottarelli aveva scritto nelle sue slide che «ulteriori risparmi si potrebbero ottenere da una riduzione del numero dei dirigenti pubblici e della relativa normativa. Nuove regole (almeno per i nuovi dirigenti) potrebbero includere: superamento della distinzione in fasce della dirigenza, ruolo unico della dirigenza, abolizione degli incarichi». Lo stesso Cottarelli individuava in 500 milioni i risparmi dalla stretta sui dirigenti statali. Ma il governo sembra muoversi verso un’asticella più alta.
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