ROMA – Le regioni, o per lo meno la maggioranza di esse, non ci stavano e non ci stanno. Il nuovo no al piano del Governo per il ritorno all’energia nucleare è venuto dopo il confronto, decisamente problematico, sull’ultima versione del decreto legislativo (si veda Il Sole 24 Ore del 19 febbraio) sui criteri per definire i siti delle centrali atomiche e le compensazioni locali. La versione “correttiva” del decreto aveva recepito i rilievi della Corte costituzionale prevedendo l’obbligo di un confronto con le singole regioni dove si intende piazzare un nuovo sito atomico, ma aveva riconfermato il principio del confronto «non vincolante». Le regioni, infastidite, hanno opposto ieri una serie di richieste, non soddisfatte. Risultato: la grande maggioranza delle regioni, riunite nello Stato-Regioni, ha bocciato il provvedimento. No dalle amministrazioni di centro-sinistra. Ma anche da Molise, Sicilia e Sardegna, governate dal centro-destra. Astenuto il Lazio, come era avvenuto la volta scorsa (si veda Il Sole 24 Ore del 25 novembre scorso). La delusione degli amministratori locali è sintetizzata da Filippo Bernocchi, vicepresidente dell’Anci con delega alle politiche energetiche e da Fabio Callori, sindaco di Caorso e presidente della consulta dei comuni sede delle ex servitù nucleari. «Avevamo richiesto – precisa Callori – l’esclusione dai vincoli del patto di stabilità delle somme destinate a compensazioni territoriali, che negli ultimi anni hanno visto una decurtazione del 70% e che non vengono erogate dal 2008. Altra richiesta era quella di circostanziare le cause di decadenza dei futuri benefici ai territori, che come previsto dal testo proposto, potranno venir meno qualora l’impianto “per qualsiasi ragione” subisca un fermo. Ultima, ma non per importanza, la richiesta di avviare contestualmente alla realizzazione dei nuovi impianti, attività di monitoraggio sulla salute». «Questa chiusura – conclude Bernocchi – pone una seria ipoteca sul futuro del nucleare in Italia». «La macchina del nucleare procede spedita e sta rispettando i tempi previsti» afferma comunque il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all’Energia, Stefano Saglia. Che con l’occasione conferma Roma come sede della neonata Agenzia per la sicurezza nucleare presieduta da Umberto Veronesi. Perde intanto quota l’ipotesi di un election-day unico amministrative-refe-rendum (nucleare e acqua). Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, per i referendum ipotizza la data del 12 giugno.
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