Comincia da domani la partita decisiva su fisco regionale e costi standard sanitari. Dopo la minaccia dei governatori di ritirare il via libera all’intesa sul quinto decreto sul federalismo fiscale approdato in Parlamento, la bicamerale per l’attuazione della rivoluzione federalista sarà alla prova con una discussione generale che si annuncia piena di incognite. Perché sul tavolo dei commissari non ci sono soltanto le lagnanze delle regioni e le contestazioni sulla sanità dei governatori del sud, ma anche parecchi problemi aperti. A cominciare dalla raffica di addizionali Irpef, che rischiano di creare tanti staterellli bypassando il principio della progressività, e dal fai-da-te locale sull’abbassamento dell’Irap, che potrebbe innescare una pericolosa concorrenza regionale. Per la bicamerale, insomma, la partita è delicatissima. E si incrocia più che mai con la situazione politica generale. Una proroga del termine per il parere (previsto per l’11 marzo, cioè già alla fine di questa settimana) è ormai nei fatti. Almeno altri 10-15 giorni saranno indispensabili, considerato che la Lega ha più che mai la necessità di gettare acqua sul pericolo di nuovi incendi politici che possano creare imbarazzi alla loro unica ragion d’essere. La trattativa, insomma, s’impone. Tanto più per mettere la parola fine, se mai ce ne fosse ancora bisogno, al rischio di elezioni anticipate entro l’estate. In questa direzione va del resto la scelta di rinviare ai primi di aprile il voto di Montecitorio sul biotestamento: un mese in più per cercare di svelenire il clima, se possibile. Il ddl arriverà così in aula oggi con l’avvio della discussione generale, che non mancherà in ogni caso di tenere alto il dibattito su un tema delicato, che spacca le forze politiche e sul quale il premier ha appena gettato un nuovo ponte verso le indicazioni del Vaticano. Nella settimana parlamentare che si apre oggi non mancheranno naturalmente altri appuntamenti legislativi. Governo e maggioranza insistono sulla prescrizione breve (Camera, commissione giustizia) e preparano la «grande, grande, grande» (e contestatissima) riforma della giustizia per un consiglio dei ministri ad hoc, di fatto alzando se possibile ancora di più l’asticella delle tensioni politiche. Intanto avanza a Montecitorio la Comunitaria 2010 e al Senato le quote rose nei cda aspettano di uscire (con modifiche) dalla commissione finanze. In una settimana parlamentare tutta da decifrare, va segnalata l’assenza dei decreti legge. L’unico in vigore, quello sulla festività del 17 marzo per i 150 anni dell’unità d’Italia, è stato fin qui abbandonato dalla commissione affari costituzionali del Senato. Pd e terzo polo fanno pressing, ma la lega non s’è mai fatta vedere. Per il pdl è una grana in più, anche d’immagine. Questa settimana si vedrà se davvero la presidenza (pdl) della commissione farà procedere il dibattito. E se i leghisti – per prima la vice-presidente del Senato Rosy Mauro – ci saranno.
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