Regioni, 95 indagati tra giunte e consigli

Sicilia, Lombardia e Calabria le amministrazioni con il maggior numero di inquisiti

Il Sole 24 Ore del lunedì
22 Ottobre 2012
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Non solo Lazio e Lombardia. La mappa del malaffare è grande quanto tutta la Penisola. Con poche eccezioni. Nei giorni in cui il disegno di legge anticorruzione approda alla Camera, dopo il via libera in Senato, la fotografia di indagati e condannati nelle regioni italiane è preoccupante: su oltre 1.300 consiglieri e assessori, quelli finiti nel mirino delle procure sono 95, più del 7% del totale. Di cui 82 indagati e 13 condannati. I numeri, va precisato, non considerano solo i reati contro la pubblica amministrazione, sui quali si concentra il disegno di legge all’esame del Parlamento.
La lista dei capi d’imputazione è lunghissima. Si spazia da quelli riconducibili alla corruzione e dintorni (concussione, peculato, abuso d’ufficio), che sono i casi più numerosi, al finanziamento illecito o alla bancarotta fraudolenta, fino a reati meno frequenti, come lo sfruttamento della prostituzione, l’associazione mafiosa, gli abusi edilizi, la frode, i maltrattamenti o la turbativa d’asta.
A mettere una diga alla “marea nera” della malapolitica – con diversi casi di consiglieri e assessori sotto inchiesta anche per vicende accadute in precedenti legislature e, nonostante tutto, rieletti -, dovrà essere proprio il nuovo decreto anticorruzione. Infatti, il testo approvato a Palazzo Madama prevede, tra l’altro, che venga messo ordine, seppure attraverso un decreto da emanare entro un anno dall’entrata in vigore della legge, alle ipotesi di incandidabilità, tra cui quelle ai parlamentini regionali, nonché al divieto di ricoprire cariche negli organi politici locali di vertice in seguito di sentenze definitive di condanna.
Tornando ai numeri, il podio dei politici sotto inchiesta se lo contendono tre regioni. La Sicilia guida la classifica del malaffare con 20 indagati e 6 condannati. Al secondo posto, a pari “merito”, seguono Calabria e Lombardia. La prima con 16 indagati, la seconda con 14 politici sotto inchiesta e due con una sentenza a carico.
Ma a stupire c’è il fatto che solo quattro regioni, nell’ultima legislatura, abbiano realizzato un percorso “netto”, senza mai destare l’attenzione dei pubblici ministeri: sono Friuli Venezia Giulia, Marche, Valle D’Aosta e Veneto. In tutti gli altri casi si conta almeno un’iscrizione al registro degli indagati. Dall’Emilia Romagna, con due indagati, alla Puglia con sette, passando per Umbria (4), Abruzzo, Liguria e Molise (tre), fino alla Toscana (uno), la mappa del malaffare non risparmia nessuno.
Tra gli ultimi a finire sotto inchiesta sono stati l’assessore ligure all’urbanistica, Marylin Fusco (Idv) e l’assessore lombardo alla casa Domenico Zambetti (Pdl). A guardare i numeri del Pirellone, però, è in buona compagnia: in totale, tra assessori e consiglieri ci sono 14 indagati e 2 condannati. Il nome più noto è quello del governatore Roberto Formigoni, finito nel mirino degli inquirenti a giugno 2012 per corruzione. Ma ci sono, tra gli altri, anche l’ex consigliere Renzo Bossi, indagato per appropriazione indebita, l’ex vicepresidente del consiglio regionale Filippo Penati (corruzione e concussione), l’ex assessore all’edilizia, Davide Boni (corruzione e tangenti).
Ma il caso lombardo non è certo il solo ad essere finito sotto i riflettori. Lo conferma la situazione del Lazio, dove i due consiglieri Vincenzo Maruccio (Idv) e Franco Fiorito (Pdl) sono entrambi sotto inchiesta per peculato e gli scandali della mala-politica hanno finito per affossare la giunta della presidente Polverini.
Meno battuta dalle cronache nazionale ma ugualmente complicata la situazione della Calabria. Qui l’intera giunta (11 assessori più il presidente Giuseppe Scopelliti) è stata di recente iscritta nel registro degli indagati dalla procura di Catanzaro per presunte irregolarità nella nomina di una dirigente. Senza contare gli altri casi, come quello del consigliere Antonio Rappoccio, indagato per associazione a delinquere.
In Campania, invece, si contano due casi: Roberto Conte, eletto in una lista alleata con il Pdl, condannato per camorra con sentenza non definitiva, e Alberto Gambino, Pdl, attualmente agli domiciliari. In Molise a finire sotto inchiesta è stato il governatore, Michele Iorio, poi condannato in primo grado a un anno e sei mesi di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici (condanna sospesa) per abuso d’ufficio.

Come cambia il Codice penale con il Ddl anticorruzione

PECULATO

Articolo Cp
314

Modalità
Il reato si verifica quando il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio si appropria di denaro o altro di cui dispone per ragioni d’ufficio

Pena
Prevista la reclusione da 4 (erano 3) a 10 anni

CONCUSSIONE

Articolo Cp
317

Modalità
Si verifica quando il pubblico ufficiale, abusando dei propri poteri, costringe qualcuno a dare o promettere a lui o a una terza persona denaro e altra utilità

Pena
Prevista la reclusione da 6 (erano 4) a dodici anni

CORRUZIONE/1

Reato
Corruzione per l’esercizio della funzione (articolo 318 Cp)

Modalità
Si verifica quando il pubblico ufficiale, nell’esercizio delle funzioni, riceve indebitamente per sé o per terzi denaro o altra utilità o ne accetta la promessa

Pena
Reclusione da uno (erano 6 mesi) a cinque anni (erano 3)

CORRUZIONE/2

Reato
Corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio (articolo 319 Cp)

Modalità
Si verifica quando il pubblico ufficiale riceve denaro o altro, o ne accetta la promessa, per omettere o ritardare un atto d’ufficio

Pena
Reclusione da 4 (erano 2) a 8 anni (erano 5)

CORRUZIONE/3

Reato
Corruzione in atti giudiziari (articolo 319-ter Cp)

Modalità
Si verifica quando la corruzione favorisce o danneggia qualcuno in un processo civile, penale o amministrativo

Pena
Reclusione, a seconda dei casi, da 4 (erano 3) a 10 anni (erano 8), da 5 (erano 4) a 12, da 6 a 20

INDUZIONE

Articolo Cp
319-quater

Modalità
Nuovo reato, perché finora il reato di induzione era connesso a quello di concussione. Si verifica quando, abusando di pubblici poteri, si induce qualcuno a pagare una tangente

Pena
Reclusione da 3 a 8 anni; fino a 3 anni per chi paga

ABUSO D’UFFICIO
Articolo Cp
323

Modalità
Quando in ambito pubblico ci si procura un ingiusto vantaggio patrimoniale o si arreca un danno evitando di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto

Pena
Reclusione da uno (erano 6 mesi) a 4 anni (erano 3)

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