Una proroga lunga dieci mesi. I preventivi 2012 di comuni e province slittano ancora, questa volta al 31 ottobre. Ed è il quarto rinvio quest’anno per l’approvazione dei bilanci di previsione che gli enti locali avrebbero dovuto chiudere al 31 dicembre dell’anno scorso, salvo poi beneficiare di una lunga serie di slittamenti: prima al 31 marzo, poi al 30 giugno, quindi al 31 agosto e infine al 31 ottobre. Il via libera è arrivato dalla Conferenza stato-città di ieri che ha accolto la richiesta avanzata dall’Anci «alla luce delle difficoltà riscontrate dai comuni a causa delle novità apportate dai recenti provvedimenti adottati dal governo». Del resto non è certo colpa dei sindaci se ogni tre mesi le regole sui bilanci cambiano. Prima il decreto Salva Italia, poi l’Imu con i relativi problemi di contabilizzazione e il pasticcio sui tagli «preventivi» al fondo di riequilibrio, quindi gli accertamenti convenzionali introdotti dal dl 16/2012 e le difficoltà nel far quadrare i conti per le amministrazioni andate alle urne a maggio, fino alla spending review. Che contiene una disposizione potenzialmente esplosiva per i bilanci locali. Tanto da costringere molti sindaci a buttare nel cestino i preventivi già pronti o a riaprire quelli già approvati. Si tratta della stretta sui residui attivi che impone già da quest’anno di iscrivere in bilancio un fondo di svalutazione pari almeno al 25% delle entrate tributarie ed extratributarie (titoli I e III del bilancio) non riscosse da più di cinque anni. Invano il senato ha tentato di mitigare la norma, rinviandone l’entrata in vigore o riducendo l’ammontare del fondo di garanzia (si veda ItaliaOggi del 24/7/2012), ma alla fine il maxiemendamento del governo non ha apportato modifiche. La stretta, dunque, resta in vigore nella sua formulazione originaria contenuta nel dl 95. A complicare le cose poi arriva un’altra novità della spending review, questa volta, positiva. Si tratta del patto di stabilità regionale, rivitalizzato con un fondo di 800 milioni, messo a disposizione delle regioni che concederanno spazi finanziari ai comuni, e con ulteriori 200 milioni a disposizione dei sindaci che faranno lo stesso con i loro colleghi. Il termine entro cui i comuni potranno aderire al patto orizzontale nazionale è slittato al 10 settembre, mentre entro il 30 settembre il Mef dovrà rimodulare gli obiettivi degli enti interessati. Con questa nuova tempistica e con le vacanze estive in vista lo slittamento dell’approvazione dei bilanci si è reso necessario. L’Anci sul piede di guerra. Di spending review si è parlato anche nel corso di un infuocato ufficio di presidenza dell’Anci dove i sindaci sono tornati a minacciare il muro contro muro nei confronti del governo (leggasi mancato rispetto del patto di stabilità). Il presidente dell’Anci, Graziano Delrio non perde tutte le speranze in un ravvedimento da parte di Mario Monti, magari a partire dalla prossima legge di stabilità. «Il decreto contiene tagli lineari che andranno a ricadere sui servizi, perché i comuni hanno esaurito i loro margini. Anzi molte amministrazioni sono in deficit di liquidità, e altre hanno ricevuto meno di quanto pensavano dal gettito Imu, la situazione è drammatica», lamenta il sindaco di Reggio Emilia. Il presidente dell’Anci è convinto che, stando così le cose, sarà impossibile per i comuni rispettare il patto di stabilità. «Il sistema si regge su entrate e uscite e senza le entrate non si capisce come si potrà fare. A meno di chiudere i servizi comunali, cosa che valuteremo a settembre in tutte le città italiane». In un estremo tentativo di convincimento Delrio ha inviato una lettera ai capigruppo della camera dei deputati (che la prossima settimana approverà definitivamente la spending review senza però modificare il testo del senato) ricordando come il decreto sulla revisione della spesa pubblica imponga ai comuni un taglio del fondo di riequilibrio di 500 milioni per il 2012 e 2 miliardi dal 2013. Una falcidia che si aggiunge «ad un sacrificio finanziario superiore a 3 miliardi e mezzo di euro». Ma le parole di Delrio non sortiranno alcun effetto vista la blindatura del testo alla camera. Tutto rimandato a settembre dunque, quando i sindaci dovranno passare alle maniere forti. Questo almeno è l’auspicio del sindaco di Varese e presidente di Anci Lombardia, Attilio Fontana che non vuol più sentir parlare di dialogo.
«Il dialogo è molto difficile quando dall’altra parte ci troviamo un ministro che ci bacchetta per mancanza di responsabilità. L’unico modo per far dialogare con questi signori è la minaccia di sforare in modo volontario il patto di stabilità». Sulla stessa lunghezza d’onda altri due sindaci lombardi, Lorenzo Guerini (Lodi) e Alessandro Cattaneo (Pavia).
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