Province sulle barricate

Dopo il decreto Monti, amministratori in agitazione. Castiglione (Upi): risparmi per soli 30 milioni, gli sprechi sono altrove. No di Cota e Zingaretti. Errani: decidere in Commissione

kandy 6 Dicembre 2011
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Province sulle barricate dopo la riorganizzazione dettata dal decreto salva Italia approvato domenica scorsa.  E questo potrebbe essere solo l’antipasto visto che il Governo ha la “netta convinzione che si debba raggiungere il superamento delle Province”, come ha affermato ieri il presidente del Consiglio, Mario Monti, nel corso del suo intervento alla Camera, aggiungendo che il principio di equità “non sarebbe completo senza il lavoro di eliminazione di spese e di enti per la pubblica amministrazione, nell’ambito di una riduzione dei costi della macchina amministrativa”. Ma come detto i rappresentanti degli enti sono pronti a dare battaglia. Con la norma che abolisce le giunte provinciali e riduce a dieci il numero dei consiglieri, contenuta nella manovra, “il Governo ha scelto una scorciatoia che non fa il bene del Paese” e contro la quale “condurremo una battaglia forte, pubblica e politica”, ha detto il presidente dell’Upi Giuseppe Castiglione, intervenendo all’assemblea nazionale dell’organizzazione che è iniziata ieri a Roma. “Con il precedente Governo era stata istituita una commissione paritetica a cui noi eravamo chiamati a partecipare insieme alle regioni e ai comuni – ha ricordato Castiglione – e al Senato giace la Carta delle Autonomie che riusciva bene a definire «chi fa che cosa». Tutte iniziative di cui questo esecutivo non ha assolutamente tenuto conto”. Anzi, ha sottolineato il presidente dell’Upi, “ci chiediamo perché il Governo finora non ci abbia inviato il decreto legge, che per noi rimane sconosciuto. Speriamo che ce lo faccia avere al più presto per poter decidere la nostra strategia”. “L’abolizione delle giunte e la riduzione dei consiglieri provinciali produrrebbe un risparmio di soli 30 milioni di euro e questo non è certo un taglio significativo se confrontato con i costi della politica nazionale”, ha poi proseguito Castiglione, durante un’assemblea piuttosto agitata. “Le Province non sono la casta e i dati in nostro possesso lo dimostrano ampiamente”, ha affermato sottolineando che ammonta invece a 7 miliardi di euro il costo degli enti intermedi nel nostro paese, di cui 2,5 miliardi vengono spesi solo per i consigli di amministrazione: “questi sono i veri costi della politica”. Il presidente dell’Upi ha ricordato che “abbiamo già subito tre manovre importanti”, a causa delle quali, “rispetto a un trasferimento precedente alle Province pari a 1,2 miliardi di euro, nel 2012 dovremo fare i bilanci con un miliardo in meno: gli enti locali stanno facendo fino in fondo la loro parte, ma tutti i sacrifici a cui saranno chiamati si scaricheranno inevitabilmente sui cittadini”. Castiglione ha poi annunciato di aver affidato “all’università Bocconi uno studio sui nostri costi e sui servizi che offriamo”, e ha concluso: “il presidente del Consiglio ci aveva detto che non ci sarebbero state norme di carattere ordinamentale e oggi apprendiamo che ci sono norme che incidono pesantemente sulle vite delle Province”. “È prevalsa la demagogia e l’antipolitica a tutti i costi, l’idea di dare in pasto qualcosa all’opinione pubblica per distoglierla da altri provvedimenti”, ha fatto eco Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, a margine dell’assemblea nazionale. “Ciò che frena l’Italia e che costa sono, ad esempio, gli enti di secondo livello nominati dalla politica, spesso dalla cattiva politica, che nessuno vuole mai toccare, come i consorzi, le autorità, le università agrarie. Tutti hanno una funzione, ma una loro razionalizzazione permetterebbe di funzionare meglio. Chi oggi guida le Province – conclude Zingaretti – lo fa perché è stato votato da milioni di italiani e questo non va mai sottovalutato”. “Mi chiedo se il Presidente Monti si renda conto del fatto che in una grande regione, senza le Province, non si potrebbe neppure amministrare correttamente il territorio”, afferma il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota che aggiunge: “Per esempio, in Piemonte, dove ci sono 1.206 comuni, le province sono molto estese, anche grandi più di certe regioni. Nei prossimi giorni incontrerò tutti i presidenti di provincia della mia regione perché una cosa del genere non può passare, ci deve essere una mobilitazione, uno scatto di orgoglio. Il precedente Governo aveva affrontato questo tema in modo più corretto e rispettoso degli enti locali con la disponibilità anche a revisioni delle circoscrizioni”. “Rimango convinto che in questo Paese dobbiamo riuscire a fare, attraverso la commissione speciale che è stata istituita, un ragionamento di impianto e di riforma istituzionale che dia sostenibilità complessiva al sistema istituzionale di governance”: è l’idea del presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani. “Bisogna leggere la norma ed affrontare in termini complessivi i problemi che abbiamo davanti”.

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