Il riordino istituzionale previsto dal decreto 95/2012 sulla «spending review» sta mettendo a dura prova il «modello Marche», l’alleanza di governo regionale tra Pd e Udc. L’applicazione dei criteri contenuti nella norma convertita in legge (135/2012) porterebbe infatti alla riduzione delle Province marchigiane da cinque a tre: solo Ancona e Pesaro-Urbino si salverebbero, mentre nascerebbe il nuovo ente già ribattezzato «Marche sud» composto da Ascoli Piceno, Fermo e Macerata (con la prima a fare da capoluogo). Inutile dire che i diretti interessati vedono tutto ciò come fumo negli occhi.
Il governatore pd Gian Mario Spacca ha chiarito di non voler promuovere ricorsi alla Corte costituzionale contro l’articolo 17 del decreto, come invece invocato da più parti. Una decisione maturata in attesa che il Cal (Consiglio delle autonomie locali) entro il 2 ottobre formuli un’ipotesi di riordino. Fondamentale è stato il parere tecnico chiesto allo studio milanese del presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida, secondo cui il decreto sulla spending review, e in particolare la parte riservata alle Province, non violerebbe la Costituzione. Dunque, un ricorso alla Consulta sarebbe senza senso.
Il rifiuto di Spacca ha fatto infuriare gli amministratori delle Marche sud, quelli cioè che si vedranno sottrarre le poltrone. Il più arrabbiato di tutti è Antonio Pettinari, presidente della Provincia di Macerata (e pure del Cal). Caso strano, Pettinari, alla guida di un’amministrazione di centrosinistra (nella legislatura precedente ne guidava una di centrodestra, ma tant’è), è pure il segretario regionale dell’Udc. Ossia, del partito più filo-governativo che oggi siede in Parlamento, di quello scudocrociato che tira la volata al Monti bis e che per primo ha predicato la necessità di azzerare le Province, mentre ora si discute solo di ridurle. Lui invece la sua la vuole salvare a tutti i costi. «C’è la volontà di questo territorio di non permettere la cancellazione della nostra realtà»scandisce Pettinari che ha riunito tutte le forze politiche, associative, sociali e istituzionali approvando all’unanimità un documento in difesa della Provincia di Macerata. La battaglia del segretario marchigiano dell’Udc mette insieme il diavolo e l’acqua santa pur di tenersi stretto il proprio ente, trovando l’appoggio del Pd maceratese, del sindaco pd di Fermo, Nella Brambatti, e soprattutto del presidente della Provincia di Fermo, l’esponente di Sel Fabrizio Cesetti. Se Pier Fedinando Casini e Nichi Vendola non riescono a mettersi d’accordo a livello nazionale, ci pensano dunque i loro epigoni locali a trovare la quadra in nome delle amministrazioni da salvare. E Ascoli-Piceno che dice? L’esatto contrario: il presidente in quota Pdl, Piero Celani, auspica addirittura solo due maxi-Province, Marche sud e Marche nord, quest’ultima con la fusione di Ancona e Pesaro-Urbino. Ciliegina sulla torta, la proposta del deputato dell’Udc, Amedeo Ciccanti: il passaggio di alcuni Comuni alla Provincia di Macerata così da tenerla in piedi facendola rientrare nei requisiti di superficie e abitanti previsti nel decreto, finendo per riportare Ascoli-Piceno e Fermo indietro di qualche anno, cioè riunificate. Cosa non si fa per salvare qualche poltrona.
Province, l’Udc le vuole salvare
Marche: PD nel caos
Italia Oggi
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