Come sostenuto dalla provincia di Genova e dall’Upi, l’illegittimità del decreto del Viminale deriva da un errore di computo della spesa, basata su un’interpretazione non corretta del concetto di «spese per consumi intermedi», come risultanti dalla banca dati Siope.Secondo il governo, i consumi intermedi sono il complesso delle spese risultanti dai bilanci. Invece, il Tar ha ritenuto di dover qualificare come spese per consumi intermedi quelle qualificate come tali espressamente dal Regolamento Ce 2223/1996, e cioè esclusivamente le spese per il funzionamento degli uffici: luce, gas, acqua, canoni, appalti di pulizie e di servizio, approvvigionamenti, stipendi, indennità, consulenze e similari.Il ministero dell’interno, attuando, invece, le disposizioni della spending review, ha coinvolto nelle spese non solo i consumi «intermedi», ma anche quelli «finali», cioè il complesso delle spese finalizzate all’erogazione di servizi rivolti non al funzionamento degli enti, bensì direttamente ai cittadini e, segnatamente, le spese per le manutenzioni delle scuole, la rete dei trasporti provinciali, la formazione e le politiche per il lavoro. Peraltro, poiché le ultime tre voci di spesa provinciale sono gestite su delega delle regioni, le province si sono trovate a subire tagli ancora più consistenti di quelli che si sarebbero computati se si fossero letti correttamente i dati contabili del Siope.Per il governo una tegola non da poco, che segue a brevissima distanza la bocciatura disposta dalla Corte costituzionale del riordino delle province, sempre fissato dalla spending review del 2012.La sentenza del Tar Liguria dà slancio alle province per chiedere al governo di aprire subito un confronto per sanare gli effetti negativi sui bilanci provinciali e ridurre il taglio di 1,2 miliardi sul 2013, che rischia di portare molte province al dissesto, prima ancora di abolirle. L’Upi chiede che le province siano convocate in vista della definizione della prossima spending review, «anche per evitare di continuare a commettere sbagli grossolani ai danni dei cittadini e dei servizi essenziali», afferma il presidente dell’Upi (Unione province italiane) Saitta.
Province, illegittimi i tagli della spending review
Italia OggiCome sostenuto dalla provincia di Genova e dall’Upi, l’illegittimità del decreto del Viminale deriva da un errore di computo della spesa, basata su un’interpretazione non corretta del concetto di «spese per consumi intermedi», come risultanti dalla banca dati Siope.Secondo il governo, i consumi intermedi sono il complesso delle spese risultanti dai bilanci. Invece, il Tar ha ritenuto di dover qualificare come spese per consumi intermedi quelle qualificate come tali espressamente dal Regolamento Ce 2223/1996, e cioè esclusivamente le spese per il funzionamento degli uffici: luce, gas, acqua, canoni, appalti di pulizie e di servizio, approvvigionamenti, stipendi, indennità, consulenze e similari.Il ministero dell’interno, attuando, invece, le disposizioni della spending review, ha coinvolto nelle spese non solo i consumi «intermedi», ma anche quelli «finali», cioè il complesso delle spese finalizzate all’erogazione di servizi rivolti non al funzionamento degli enti, bensì direttamente ai cittadini e, segnatamente, le spese per le manutenzioni delle scuole, la rete dei trasporti provinciali, la formazione e le politiche per il lavoro. Peraltro, poiché le ultime tre voci di spesa provinciale sono gestite su delega delle regioni, le province si sono trovate a subire tagli ancora più consistenti di quelli che si sarebbero computati se si fossero letti correttamente i dati contabili del Siope.Per il governo una tegola non da poco, che segue a brevissima distanza la bocciatura disposta dalla Corte costituzionale del riordino delle province, sempre fissato dalla spending review del 2012.La sentenza del Tar Liguria dà slancio alle province per chiedere al governo di aprire subito un confronto per sanare gli effetti negativi sui bilanci provinciali e ridurre il taglio di 1,2 miliardi sul 2013, che rischia di portare molte province al dissesto, prima ancora di abolirle. L’Upi chiede che le province siano convocate in vista della definizione della prossima spending review, «anche per evitare di continuare a commettere sbagli grossolani ai danni dei cittadini e dei servizi essenziali», afferma il presidente dell’Upi (Unione province italiane) Saitta.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento