Ieri è stata una giornata importante per capire se davvero il Governo ha intenzione di andare fino in fondo con l’abolizione, o se, invece, si sta inscenando il solito tira e molla che, complice l’instabilità politica, potrebbe non portare sviluppi significativi.
Come noto, alla Camera è in discussione il decreto sul femminicidio, un provvedimento annunciato con squilli di trombe dal Governo nella scorsa estate, che, però, nel suo cammino parlamentare è diventato il contenitore per ulteriori interventi ritenuti imprescindibili anche se totalmente estranei dalla materia della violenza di genere.
È questo il caso proprio degli enti provinciali, che sono rientrati improvvisamente nel testo in discussione alla Camera tramite l’articolo 12 del decreto che prorogava i commissariamenti delle attuali giunte provinciali. Il fine era quello di scongiurare l’avvio di una campagna elettorale e del rinnovo delle assemblee previsto per l’anno a venire, con il rischio di vedere rinviata l’abolizione sine die.
Quindi, dopo il polverone alzato da alcuni organi di informazione, soprattutto grazie alle proteste scatenate dal MoVimento 5 Stelle, da sempre fiero oppositore della permanenza in vita degli organi provinciali, l’articolo è stato ritirato in Commissione.
Così, proprio ieri i grillini hanno riportato in aula un testo identico a quello inizialmente presentato dal Governo in Consiglio dei Ministri, mettendo, insomma, la maggioranza di fronte al rischio di un corto circuito che si è puntualmente verificato. Così, la votazione al testo presentato dal M5S non ha ottenuto esito e, ora, il partito del comico-blogger alza la voce per affermare che il Governo non avrebbe nessuna volontà di abolire le Province.
Nel frattempo, il Governo ha anche accolto un ordine del giorno firmato dai deputati Vargiu, Balduzzi, Caruso, Cesaro, Cimmino, D’Agostino, Matarrese che chiedono a tal proposito la proroga dei commissariamenti delle province, in vista del loro definitivo superamento.
In aggiunta, proprio ieri è arrivato in Commissione Affari Costituzionali il d.d.l. Delrio, dal nome del ministro che ha dato i natali al provvedimento dal titolo “Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni”. Il d.d.l. prevede un abbandono delle funzioni provinciali graduale, con riduzione anche degli oneri per lo Stato, e il progressivo assorbimento delle mansioni amministrative. L’approdo in aula del d.d.l. è pevisto per novembre.
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