Province, fisco fai-da-te

Dal federalismo tributi al posto dei trasferimenti. Bilanci a rischio nel 2011

Italia Oggi
12 Ottobre 2010
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Alla faccia di chi voleva abolirle del tutto o razionalizzarle (come tentò di fare, senza successo, la manovra correttiva nelle sue prime versioni) le province escono rafforzate dal federalismo fiscale. Che porterà in dote agli enti intermedi un’autonomia finanziaria di oltre sei miliardi di euro, solo considerando i tre principali tributi del futuro fisco provinciale: imposta sull’Rc auto, compartecipazione all’accisa sulla benzina e compartecipazione al bollo auto. Il problema sarà far quadrare i conti del 2011 su cui peseranno, e non poco, i tagli della manovra che rosicchieranno prima 300 milioni e poi 500 (nel 2012) sul complesso dei trasferimenti erariali che ammontano a 1,3 miliardi di euro. Senza contare gli effetti della crisi economica. Perché a causa del calo delle immatricolazioni, le entrate assicurate dai tributi legati all’auto (Ipt e imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile) si sono ridotte nel primo caso da 827 milioni a 793 (-4%) e nel secondo da 1,5 miliardi a 1,393 (-7,5%). E anche per quanto riguarda l’addizionale sull’energia elettrica le province in un anno (da settembre 2009 a settembre 2010) hanno perso per strada circa 40 milioni di euro (da 641 milioni a 601). Superato il 2011 le province potranno intravedere nuovamente la luce. Nel 2012 entrerà a regime il nuovo assetto fiscale disegnato dal decreto legislativo approvato giovedì scorso dal consiglio dei ministri e l’imposta sull’Rc auto (esclusi i ciclomotori) diventerà a tutti gli effetti tributo proprio delle province con un’aliquota di base del 12,5% che dal 2014 potrà essere aumentata o diminuita di 2,5 punti percentuali. Confermata l’Ipt, nel paniere dei tributi provinciali entrerà la compartecipazione all’accisa sulla benzina, la cui aliquota verrà determinata con dpcm in modo da assicurare entrate corrispondenti alle vecchie fonti di finanziamento a cui invece gli enti intermedi dovranno rinunciare. Se si considera che le province perderanno 1,3 miliardi di trasferimenti statali, 1,116 miliardi di compartecipazione Irpef (istituita nel 2003 e sempre prorogata fino al 2011) e 601 milioni di euro di addizionale all’accisa sull’energia elettrica (che dal 2012 passerà allo stato) il valore del nuovo cespite provinciale è presto fatto: 3 miliardi di euro. E veniamo alla compartecipazione al bollo auto. Partirà nel 2013 e dovrà sostituire i trasferimenti di parte corrente che le regioni a statuto ordinario attualmente assicurano per finanziare le spese delle proprie province. Secondo la Copaff, che nella relazione presentata al parlamento il 30 giugno scorso ha preso in considerazione i bilanci regionali del 2008, si tratta di un assegno di 2 miliardi e 238 milioni l’anno. A cui le province dovranno dire addio. In compenso però ciascuna regione dovrà riconoscere agli enti intermedi del proprio territorio una compartecipazione tale da coprire integralmente i trasferimenti regionali soppressi. E la fetta di bollo auto spettante alle province potrà ulteriormente aumentare se ci saranno ulteriori contributi regionali da tagliare.

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