L’aumento di un punto dell’Iva dal 20 al 21%, un contributo del 3% sopra i 500.000 euro e l’anticipo dell’aumento dell’età di pensionamento delle donne nel settore privato già dal 2014. Il Governo alla fine ha dovuto rimettere ancora una volta mano al testo della manovra approvato domenica dalla Commissione bilancio del Senato e decidere l’introduzione di alcune novità, che sono state a lungo oggetto del confronto politico, per rendere più credibile il decreto. Le misure sono state concordate nel corso di un vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi, il Ministro dell’economia Giulio Tremonti e il Ministro della semplificazione Roberto Calderoli. Al termine della riunione un comunicato ufficiale del governo ha reso noto che nel maxiemendamento al decreto-legge 138 del 2011, che sarà approvato oggi da palazzo Madama con voto di fiducia, saranno inserite queste tre novità di peso. E ha fatto sapere inoltre che domani il consiglio dei ministri varerà il d.d.l. costituzionale per inserire in Costituzione l’obbligo al pareggio di bilancio e per l’attribuzione alle regioni delle competenze delle province. Nello stesso d.d.l. dovrebbe figurare il dimezzamento del numero dei parlamentari.
“Il Governo – si legge nella nota diramata dopo il vertice a palazzo Grazioli – intende porre la fiducia sul testo della commissione della manovra, con le seguenti aggiunte: aumento di un punto Iva, dal 20 al 21, con destinazione del maggior gettito a miglioramento dei saldi del bilancio pubblico; fino al pareggio di bilancio, contributo del 3% sopra i 500.000 euro; adeguamento delle pensioni delle donne nel settore privato a partire dal 2014. Giovedì – si legge ancora – il consiglio dei ministri approverà l’introduzione in Costituzione della «regola d’oro» sul pareggio di bilancio e l’attribuzione alle regioni delle competenze delle province”. Per quanto riguarda l’Iva, resta in piedi l’ipotesi di ritoccare anche le altre due aliquote quella del 4 e del 10% ma in un secondo momento, molto probabilmente con la delega fiscale. Le due aliquote potrebbero essere aumentate rispettivamente di un punto al 5 e all’11% e il gettito che potrebbe essere incassato si aggira attorno ai 6 miliardi di euro. Quanto al contributo di solidarietà non viene specificato nella nota se i 500.000 euro fanno riferimento al reddito o anche al patrimonio. In serata, il ministro della difesa, Ignazio La Russa, spiega ai giornalisti che il contributo di solidarietà a carico dei rediti alti riguarderà non più chi dichiara dai 500.000 in su, bensì viene abbassato (la proposta sarebbe stata avanzata dallo stesso Berlusconi) a chi percepisce un reddito da 300.000 euro in su. Inoltre, per i parlamentari che oltre all’indennità percepiscono anche un reddito da lavoro, il contributo sarà del doppio. Intanto regioni ed enti locali sono ancora in allerta sulla manovra economica. Si profila la convocazione da parte del presidente Vasco Errani di una riunione straordinaria della Conferenza. Dopo l’appello a presentare emendamenti bipartisan contro i tagli agli enti locali avanzata da regioni, comuni e province nel corso di un incontro con il presidente del Senato Renato Schifani e con i capigruppo di maggioranza e opposizione, la riunione straordinaria dei presidenti delle regioni diventerebbe l’occasione per fare nuovamente il punto sulla situazione ed ipotizzare nuove iniziative insieme a province e comuni, in vista dell’approvazione del provvedimento da parte della Camera. Sulla manovra restano mobilitate infatti anche le province che non escludono di intraprendere in settimana ulteriori iniziative. Cosa a questo punto più che probabile dopo l’annunciata intenzione di varare in tempi strettissimi il d.d.l. costituzionale sulla soppressione degli enti intermedi. Ed è previsto che sempre domani si riunisca il direttivo dell’Associazione nazionale dei comuni italiani. All’ordine del giorno proprio le misure economiche all’esame del Parlamento. Fra le richieste formulate in questi giorni lo stralcio degli articoli 14, 15 e 16 (dandosi appuntamento tra tre mesi per fare una riforma), la possibilità di rendere più intelligente il patto di stabilità permettendo agli enti locali di fare investimenti senza aumentare l’indebitamento, un intervento sulla situazione drammatica in relazione al trasporto pubblico locale e ai servizi alle persone, riequilibrando i tagli tra enti locali e Stato. Regioni, Comuni e Province hanno ribadito ancora ieri l’appello bipartisan al Governo e ai Gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione per lo stralcio delle norme che non hanno immediato impatto finanziario. Chiedendo anche “l’istituzione entro 15 giorni di una Commissione mista paritetica con poteri e compiti straordinari alla quale affidare entro 3 mesi la funzione di proporre ed approvare un disegno di legge che contenga un piano di riordino istituzionale nazionale e territoriale con l’obiettivo di semplificare il rapporto fra cittadini e p.a., aumentare l’efficienza e diminuire i costi della politica”.
Province al passo d’addio
Domani il varo del d.d.l. costituzionale per il passaggio delle competenze alle regioni. Iva, contributo di solidarietà, pensioni delle donne: cambia la manovra di Ferragosto
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