Il governo ha presentato alle camere un disegno di legge per modificare alcuni termini previsti dalla legge sul federalismo fiscale e, tra l’altro, per differire la scadenza per adottare i decreti legislativi su Roma capitale, sia nella sua versione limitata ai confini del comune di Roma, sia nella sua versione di città metropolitana. D’altronde il governo non avrebbe potuto, con decreto legge, prorogare i termini delle deleghe conferitegli dal Parlamento come è espressamente vietato dalla legge n. 400 del 1988: sarebbe stato come se il soggetto beneficiario della delega avesse deciso da solo per quanto tempo ancora avrebbe potuto giovarsene. Un limite costituzionalmente implicito proprio per il ruolo di controllore del governo assegnato alle camere dal nostro sistema istituzionale: il parlamento conferisce all’esecutivo una delega per adottare i decreti legislativi – che sono a tutti gli effetti atti con forza e valore di legge – e disegna anche i limiti per l’esercizio di questo potere; limiti che il Governo non può violare, pena l’illegittimità dei decreti davanti alla corte costituzionale. Se sarà approvato il disegno di legge AC4299 il tempo concesso al governo per approvare i decreti legislativi per Roma capitale nella sua versione small (ossia limitata al territorio del comune) si amplierà di sei mesi spostando la scadenza della delega da maggio a novembre 2011, mentre il termine ultimo per la città metropolitana capitale passerà dal maggio 2012 allo stesso mese dell’anno successivo ossia a chiusura ordinaria della XVI legislatura. Una prima questione riguarda l’iter del disegno di legge che dovrebbe essere approvato prima del 21 maggio, ossia prima del termine di scadenza complessiva delle deleghe previste per il federalismo fiscale e per Roma capitale comune. Se così non fosse, infatti, si porrebbero delicati problemi giuridico – istituzionali nella misura in cui il legislatore statale compierebbe un gesto temerario dal punto di vista costituzionale “riaprendo” retroattivamente i termini di una delega ormai chiusa. Vi è poi un punto ancora più rilevante. L’ampliamento del termine per adottare i decreti legislativi deve essere letto insieme a un altro dato: sulla base del disegno di legge passerebbe da 60 a 90 giorni il termine per l’espressione dei pareri sugli schemi di decreto del governo, tra l’altro, da parte della Commissione parlamentare sul federalismo fiscale. Ciò significa che si dilazionerebbe anche uno dei passaggi chiave della procedura per adottare i decreti (compresi quelli su Roma capitale) e quindi il termine ulteriore di sei mesi potrebbe essere depotenziato in gran parte proprio da questo ampliamento interno alla procedura. Un periodo ulteriore, dunque, forse un po’ breve non solo per questa scelta procedurale, ma anche perché politicamente depotenziato dall’idea che circola di un nuovo disegno di legge per Roma capitale con il quale si arriverebbe ad abbandonare la delega in questione. Come ha avuto modo di sottolineare il presidente della Commissione parlamentare sul federalismo fiscale La Loggia ai lavori della Commissione del Consiglio regionale in materia presieduta da Di Stefano lo scorso 3 maggio, quella di Roma capitale è un’occasione che Roma non può perdere e questa pur breve proroga deve essere utilizzata per arrivare finalmente ad assegnare a Roma nuove competenze e risorse.
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