Pronto il progetto «multiutility» del NordPronto il progetto «multiutility» del Nord

Parte con la fusione A2A-Iren e con l’ingresso nel capitale del Fondo strategico, in una seconda fase si aggiungono Hera e Acegas-Aps

Il Sole 24 Ore
17 Maggio 2012
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Il suo nome in codice è Gui, acronimo di Grande Utility Italiana. Il progetto, targato McKinsey, è sul tavolo del ministro Corrado Passera e illustra il percorso per creare il secondo campione nazionale dell’energia attorno alle ex municipalizzate con il sostegno del Fondo strategico di Cdp. Il punto di partenza è l’acquisizione di Edipower da parte della cordata guidata da A2A, ma anche la situazione critica delle utility italiane, che secondo McKinsey denotano almeno quattro debolezze. Ovvero la dimensione limitata dei player, l’inefficienza e l’assenza di sinergie sui costi, la limitata capacità di fare sistema sulle forniture estere di gas e il significativo indebitamento, che strozza gli investimenti e i dividendi destinati agli azionisti pubblici. Di qui la necessità di intervenire per consolidare il sistema e ricapitalizzarlo, attraverso il potenziale ingresso di nuovi partner finanziari. Gli obiettivi? Creare un player di dimensione europea, che funzioni anche da motore per crescita e investimenti (1 miliardo in tre anni), e migliorare la qualità dei servizi ai cittadini diminuendo il costo degli stessi.
Sul progetto della multiutility si erano cimentate svariate case d’affari, in primis Banca Leonardo (con la famosa SuperEdipower) e Mediobanca, che invece puntava sulla creazione di una maxi holding. Quello all’esame del ministero è uno schema ancora diverso che prevede, come primo passo, l’aggregazione tra A2A e Iren, due realtà simili (puntano molto sulla generazione e condividono Edipower) e che per questo consentirebbero un intervento immediato sulle sinergie di costo. Certo, c’è il problema del debito, quasi 8 miliardi complessivi, ma l’ingresso di un azionista finanziario come il Fondo Strategico lo tamponerebbe, mentre in una fase successiva potrebbero aggiungersi altre utility locali come Hera (per la verità oggi molto fredda sul dossier) e Acegas-Aps. Tecnicamente, come riferito da Radiocor, la struttura dell’operazione contempla comunque quattro tappe. Innanzitutto lo scorporo delle reti (gas, acqua ed elettricità) con la proprietà in capo agli enti locali, in secondo luogo la fusione orizzontale delle principali attività delle società operative nella newco Grande utility italiana (la famosa Gui), poi l’ingresso di nuovi azionisti con un aumento di capitale dedicato di circa un miliardo e infine l’affidamento in gestione delle reti stesse alla Gui. Questo schema da una parte libera risorse per gli investimenti del nuovo colosso, che diventerebbe un polo aggregante oltre che il leader italiano in termovalorizzazione e riscaldamento con sinergie annue fino a 300 milioni, e dall’altra grazie ai canoni dell’affitto delle reti creerebbe valore per gli azionisti pubblici, destinati comunque a uscire gradualmente dal capitale.
Realizzare il progetto Gui non sarà semplice visto che è destinato ad abbattere, una volta per tutte, la gestione «campanilistica» delle ex municipalizzate. Anche per questo, il documento suggerisce al Governo alcune azioni per velocizzare il dossier. Tra queste spiccano possibili incentivi fiscali ai Comuni, per esempio consentendo di usare per la gestione ordinaria gli introiti derivanti dalla cessione di quote della Gui piuttosto che defiscalizzando i redditi derivanti dall’affitto delle reti. Inoltre, andranno garantite tempistiche rapide sui principali progetti di sviluppo come l’eventuale costruzione di termovalorizzatori a San Filippo del Mela (in Sicilia) e Brindisi, i due siti più critici di Edipower.

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