“La nostra determinazione nel confronto continuo con il governo ha prevalso e con questa legge di stabilità si inizia finalmente a cambiare passo. Lo rivendichiamo come un successo delle nostre battaglie e il nostro giudizio, dunque, è positivo senza rinunciare a chiedere miglioramenti in sede parlamentare su questioni che non appaiono risolte”. Così il presidente dell’Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, in un passaggio della relazione di apertura della XXXII assemblea annuale Anci che si è aperto ieri al Lingotto di Torino.
“Apriamo questa nostra assise nazionale annuale – ha detto Fassino – in un passaggio cruciale per l’Italia e per i nostri comuni. Dopo anni di crisi, l’Italia conosce da mesi una dinamica economica di ripresa: crescono le esportazioni e i consumi, si riaccendono mutui e si muove il mercato immobiliare, le imprese tornano a tirare credito e a investire”.
Un’inversione di marcia in cui, per il presidente Anci, si muove anche la manovra in lettura in questi giorni in Parlamento “che non si affida più al solo contenimento della spesa il compito di rimettere in moto l’economia ma punta invece su misure “espansive” che stimolino gli investimenti, sostengano la domanda e il potere di acquisto, dinamizzino il mercato del lavoro”. “Per la prima volta dal 2007 ad oggi – ha rimarcato Fassino – la legge di bilancio presentata dal Governo non è fondata su riduzione di risorse e tagli ai comuni. Non era così scontato. Non è così per altri comparti della pubblica amministrazione. Per questo apprezziamo molto la svolta operata dal Governo”.
I frutti principali del confronto col governo
Fassino ha quindi elencato i frutti principali del confronto col governo dal rifinanziamento del fondo compensativo Tasi anche per il 2015 al il rinnovo del d.l. 35/2013 per il pagamento dei debiti commerciali; dall’esclusione dai vincoli del Patto di stabilità dei cofinanziamenti europei, fino alla riduzione delle sanzioni per violazione di Patto. “Altrettanto importante” è poi per il sindaco di Torino la scelta di “non dare corso nel 2016 ai tagli in origine previsti per le Città metropolitane, anche se chiediamo di continuare il confronto per garantire a queste nuove istituzioni risorse congrue e poteri adeguati”.
Le criticità irrisolte
Fin qui i risultati ottenuti anche se il presidente Anci non ha mancato di illustrare ai numerosi sindaci in platea le criticità ancora irrisolte tra cui la più acuta “è la condizione finanziaria delle Province e degli snti di area vasta. Sulla base delle analisi del Sose – ha argomentato – il divario tra il fabbisogno e le entrate fa registrare un buco di 500 milioni che, se non compensato, causerà il dissesto di gran parte degli enti mettendo a rischio servizi fondamentali. Chiediamo perciò con forza a Governo e Parlamento di adottare, in sede di conversione, misure finanziarie correttive che consentano di garantire alle Province le risorse necessarie alla erogazione dei servizi essenziali”.
Altre questioni non risolte riguardano, poi, la restituzione da parte dello Stato delle risorse anticipate dai Comuni per le spese degli Uffici Giudiziari “che ammonta ad un credito globale non inferiore a 700 milioni” e il tema dei rapporti tra comuni e Cassa Depositi e Prestiti, per la rinegoziazione dei mutui contratti con gli enti locali.
Le perplessità sulla legge Delrio
Il 2015 è anche l’anno di entrata in vigore della legge Delrio che ha istituito le città metropolitane, su cui il presidente Anci, pur sottolineandone il “carattere innovativo” non ha mancato di esprimere alcune perplessità: “Non saremmo sinceri – ha detto – se non manifestassimo la nostra preoccupazione per le molte difficoltà e i troppi ritardi che sta incontrando la implementazione della Delrio. Difficoltà di ordine istituzionale e ordinamentale, laddove la gran parte delle regioni a tutt’oggi non ha adeguato il regime delle funzioni delegate e delle relative risorse e difficoltà di tipo organizzativo soprattutto nei processi di mobilità di personale che hanno avuto fin qui dimensioni esigue”. “Per queste ragioni da questa Assemblea sollecitiamo governo e regioni ad accelerare la attuazione degli adempimenti previsti dalla legge, garantendo le risorse necessarie”.
E non meno preoccupante è per Fassino “la divaricazione tra finalità e funzioni assegnate alle città metropolitane e scarsità di risorse proprie, contraddizione a cui chiediamo di porre rimedio dando attuazione al decreto legislativo del 2011 sul federalismo fiscale”.
La riforma Delrio però sollecita anche ad una rivisitazione anche delle normative che regolano i processi aggregativi (fusioni, unioni comunali, gestioni associate). “Su questo – ha tenuto a precisare il sindaco di Torino – non si tratta di mettere in discussione il ruolo centrale che ogni Comune, grande, medio o piccolo che sia svolge nella vita della propria comunità ma nessuno può ignorare che la dimensione demografica non è ininfluente rispetto alla capacità di erogazione di servizi. Per questo l’Anci ha elaborato una proposta al Governo per l’adozione di nuovi criteri di aggregazione tenendo presente l’ambito socio economico ottimale e non la sola dimensione demografica, accompagnando il tutto da meccanismi incentivanti e procedure semplificate”.
Le posizioni ‘troppo’ filo-governative dell’Anci
Fassino ha quindi concluso sulle critiche mosse all’Anci per le sue presunte posizioni troppo filo-governative: “Sono ingenerose e infondate, così come sono generose e infondate le rappresentazioni dell’Anci come di un ente di cui si potrebbe fare a meno. a chi tenta di rappresentare l’Anci come una istituzione paragovernativa, voglio ricordare che la nostra Associazione rappresenta 8000 Comuni Italiani ed è proprio questa rappresentanza universale e la gelosa difesa della nostra autonomia che ci consentono di essere liberi: né pregiudizionalmente ostili, né acriticamente favorevoli ai Governi in carica. Noi giudichiamo i Governi, quale che sia il loro colore politico, per le politiche che adottano”.
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