MILANO – Effetto class action anche nella pubblica amministrazione. Il verdetto del Consiglio di Stato, che conferma la precedente pronuncia del Tar Lazio, segna un punto a favore di uno strumento inedito e, almeno sinora, considerato con una certa diffidenza. Di certo conferma la tendenza ad affidare a soggetti collettivi, come le associazioni dei consumatori, la possibilità di interventi a tutela di interessi diffusi. A suo modo esemplare la vicenda che ha trovato soluzione ieri, sia per quanto riguarda il soggetto che ha proposto l’azione, il Codacons, sia per i diritti coinvolti, quelli degli alunni a condizioni di vivibilità. Ma l’aspetto più rilevante, ovviamente, è il risultato. E cioè il ripristino di standard di efficienza all’interno della pubblica amministrazione. In questo l’azione collettiva pubblica dimostra la sua specificità anche rispetto alla class action “classica” introdotta quasi contestualmente nel settore privato. Se infatti quest’ultima ha come obiettivo l’ottenimento di una somma di denaro a fronte dei danni subìti da una collettività chiamata a organizzarsi in classe e a dare testimonianza di questa organizzazione anche davanti all’autorità giudiziaria; l’azione collettiva pubblica non può mai avere un esito economico. L’obiettivo è quello invece di ricondurre il servizio pubblico a condizioni di operatività secondo indici prestabiliti. Un obiettivo forse più limitato, ma che di certo evita l’utilizzo dello strumento per finalità improprie (almeno se il bersaglio è un soggetto che svolge funzioni pubbliche). Gli effetti potrebbero però essere importanti. Perché una corretta applicazione dello strumento, senza abusi come utilizzi intimidatori e demagogici, potrebbe contribuire al miglioramento del servizio pubblico. Naturalmente sarà importante che da parte dei giudici arrivino applicazioni il più possibile uniformi, in maniera da una parte di evitare quella confusione giuriprudenziale che spesso accompagna l’introduzione di novità giuridiche di spessore e, dall’altra, di permettere alle stesse amministrazioni pubbliche di fare i conti con orientamenti assestati, “mettendosi in riga” in via preventiva senza andare al conflitto giudiziario. Una funzione anche a suo modo pedagogica. Insomma, la sentenza del Consiglio di Stato, come pure le prime pronunce della class action privata, apre scenari importanti e inediti, con effetti però ancora in gran parte da valutare, ma che sarebbe miope considerare pericolosi in anticipo.
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