Le Regioni dicono che il testo del decreto ministeriale sulle rinnovabili non va per niente bene, ma con ogni probabilità oggi i ministri Stefania Prestigiacomo (Ambiente) e Paolo Romani (Sviluppo economico) firmeranno il testo del decreto ministeriale sul cosiddetto quarto conto energia, cioè gli incentivi all’energia prodotta con pannelli fotovoltaici. Proteste a non finire, del tono «così si azzoppa un settore economico», ed è confermato per oggi il sit-in dei verdi alle 11,30 a Montecitorio. I contenuti. Qualche cenno. Primo: resta saldo l’impianto della versione della settimana scorsa, per esempio con un incentivo cospicuo per i piccoli impianti e una sforbiciata severa ai sussìdi alle centrali di grandi dimensioni, ed è confermato il fatto che l’entità dell’aiuto è legata al momento di entrata in servizio dell’impianto. Chi arriva dopo prende meno soldi. Secondo, sarà premiato, con un aumento del 10% per l’incentivo, chi installa pannelli di tecnologia italiana o europea, a dispetto dei cinesi. Terzo: per i grandi impianti è istituito entro l’estate un registro (tenuto dal Gestore dei servizi energetici) sul quale c’è un tetto di spesa; quando un impianto supererà il tetto di spesa, entrerà nel gruppo successivo di incentivo, cioè prenderà meno soldi. Quarto, fino all’estate i grandi impianti seguiranno le regole del terzo conto energia, varate l’autunno scorso. Quinto, sono considerati piccoli impianti quelli fino a un megawatt di capacità (ma resta la classificazione di 200 chilowatt per gli impianti a terra). Il tetto di spesa (chiamato “cap”) è di 300 milioni di euro per quest’anno, 212 per i primi sei mesi del 2012 e 161 milioni per i secondi sei mesi del 2012, pari a una stima sui 2.700-3mila megawatt solari. Poi si passerà al “modello tedesco” già previsto dalla bozza della settimana scorsa. Le Regioni avevano chiesto di togliere ogni tetto di spesa, di considerare “piccoli impianti” tutti gli impianti fino a un megawatt e di far valere il terzo conto energia fino a tutto il 2012. Le tappe. Nell’autunno scorso, prima che scadesse il secondo conto energia, il Governo (e soprattutto il sottosegretario Stefano Saglia) aveva messo a punto il terzo conto energia, che sarebbe entrato in vigore il 1° gennaio. Era un testo semplice da gestire, prevedeva un taglio rapido degli incentivi con il migliorare delle tecnologie solari, e conteneva molte innovazioni. In agosto fu aggiunto un decreto, il cosiddetto “salva-Alcoa”, che apriva la porta alla corsa delle centrali speculative di grandi dimensioni e incentivate in modo generoso. Allarme sui costi per le bollette, che finanziano l’incentivo. A sorpresa il Governo ha stoppato il terzo conto energia e ha messo a punto il quarto conto energia, con una prima bozza di decreto ministeriale la settimana scorsa. A questa bozza le Regioni hanno proposto alcuni cambiamenti, ai quali si è lavorato nei giorni scorsi. La bozza finale è stata presentata ieri alle Regioni per il via libera definitivo. Ieri le Regioni hanno detto che no, non andava ancora bene (ma a porte chiuse durante la Conferenza Stato-Regioni hanno apprezzato il lavoro). Stamane i due ministeri coinvolti limeranno il testo. Per esempio lo Sviluppo economico dice che gli incentivi partono quando si allaccia l’impianto alla rete, l’Ambiente e le Regioni dicono che l’incentivo parte con la certificazione di fine lavori. I pareri. «Su alcuni punti è in corso un approfondimento tecnico, ma le questioni di fondo sono risolte», ha detto Prestigiacomo. Romani aggiunge che la firma del decreto avverrà oggi e che «il parere della Conferenza Stato-Regioni non è vincolante». «Il terzo conto energia sarà prorogato fino al 31 agosto, come suggerito dalle Regioni», dice il sottosegretario Saglia. «Non risolve il problema dei diritti acquisiti e la riduzione degli incentivi è troppo brusca», protesta il presidente della Conferenza delle Regioni, il ravennate Vasco Errani. Dall’Anci, l’associazione dei Comuni, sì al decreto a patto che siano salvaguardati gli investimenti in corso. L’industria. «Elementi indubbiamente positivi e migliorativi rispetto alla bozza sino a oggi circolata», commenta Valerio Natalizia (Gifi Anie), ma «il fattore tempo è cruciale». Guidalberto Guidi (Confindustria Anie) apprezza «l’impegno diretto del ministro Romani e l’elevata professionalità dei tecnici del ministero». Il no delle Regioni «dimostra ancora una volta l’indifferenza del Governo», protesta Gianni Chianetta (Assosolare). L’Assoelettrica è d’accordo con il testo del Governo e «auspica che il decreto sia emanato nei tempi previsti». Ecologisti e politici. «Inaccettabile dal punto di vista istituzionale e inconcepibile sotto il profilo economico e tecnologico», contesta l’ecologista Ermete Realacci, deputato del Pd. Protestano Wwf e Greenpeace. «Si è già perso troppo tempo», aggiunge Marco Libè dell’Udc. Il presidente dei verdi, Angelo Bonelli, dice che il Governo «demolisce le rinnovabili fermando la modernizzazione del-l’Italia». Sottolinea «le richieste disattese di tutte le aziende» il senatore ecologista del Pd Francesco Ferrante.
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