ROMA – Il premio più immediato in palio vale 629 milioni di minori tasse per cittadini e imprese. Lo ha garantito ieri la Camera, convertendo in legge il decreto Tirrenia (si veda altro articolo a pagina 22), che concede ancora la possibilità a quattro regioni commissariate per l’extra spesa sanitaria di evitare a fine anno lo schiaffo delle super aliquote Irpef (+0,30%) e Irap (+0,15%). Un premio condizionato, però: arriverà se i piani di rientro dal mega debito, ora al vaglio del governo, saranno promossi. Una vera e propria corsa contro il tempo col fiato sospeso per i governatori di Lazio, Campania, Molise e Calabria. Ma anche una mina in più sul cammino del federalismo fiscale e dei costi standard, su cui il Lazio e le regioni del Sud sono pronte a fare squadra. È un percorso pieno di ostacoli quello che stanno percorrendo in queste ore Renata Polverini (Lazio), Stefano Caldoro (Campania), Michele Iorio (Molise) e Giuseppe Scopelliti (Calabria). Ancora ieri le regioni sotto tutela hanno continuato a lavorare di fino ai programmi per la sanità, che stanno finendo al tavolo con Economia e Salute. E le misure dolorose non mancano, dai ticket ai tagli di posti letto e degli ospedali da riconvertire. Ultima in ordine di tempo è stata Renata Polverini, che ieri in conferenza stampa ha presentato la sua agenda per la sanità laziale su cui si sono subito scatenate le polemiche politiche e dei sindacati: 2.500 posti letto delle strutture pubbliche e private saranno convertiti in «posti di degenza infermieristica», mentre 24 mini ospedali verranno trasformati in «ospedali di territorio» per garantire risposte ai bisogni sanitari nel quotidiano dal pronto soccorso alla diagnostica di base. Tagli e riconversioni. E ticket, come in Campania dove oltre alla riorganizzazione della rete ospedaliera, da venerdì scatteranno una raffica di ticket: 3,5 euro per ogni ricetta, 50 euro (oggi è di 25) per i codici bianchi (prestazioni non urgenti) al pronto soccorso, 5 euro per la specialistica. E tagli di ospedali, o riconversioni che dir si voglia, ci saranno in Calabria: a partire da 18 micro strutture nell’occhio del ciclone. Tutto è nelle mani del governo. La strada del federalismo fiscale, e non solo per la sanità, sembra insomma piena di insidie per il governo. Crescono infatti anche le distanze con i comuni sul federalismo municipale, al punto che ieri il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, ha minacciato di non dare l’ok al testo alla conferenza unificata di giovedì prossimo. I nodi principali sono due: l’assenza di dati comune per comune e l’attribuzione degli incrementi di gettito che i sindaci vorrebbero tenere per sé. Ma altre resistenze sono in vista anche dal fronte dei governatori che lunedì faranno una maratona a porte chiuse sul fisco regionale e sui costi standard. Nei giorni seguenti dovrebbe esserci l’incontro col governo per il successivo approdo dei decreti delegati in consiglio dei ministri, con Calderoli che vuole bruciare le tappe e i governi locali che potrebbero frenare gli entusiasmi governativi, chissà con quale risultato e se ancora una volta con unità d’intenti tra tutte le regioni.
Premio condizionato per le regioni in rosso
Debito sanitario – Con il via libera al decreto Tirrenia concessa una dote di 629 milioni per chi rientra dall’extra-spesa di asl e ospedali
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