“Abbiamo sciolto il nodo dei precari storici, evitando le disparità di trattamento tra i precari nelle scuole statali e quelli nelle comunali”. Così, su Twitter e Facebook ormai diventati territorio di anticipazione delle principali novità governative anche in tema di p.a., il Ministro della Funzione pubblica Marianna Madia ha anticipato e riassunto i contenuti della circolare n. 3/2015 inerente alla “Disciplina applicabile ai rapporti di lavoro a tempo determinato del personale delle scuole comunali, con particolare riferimento ai limiti di durata”.
Di fatto, “come stabilito dalla Corte di Giustizia europea, bisogna programmare le assunzioni senza ingressi patologici, uscendo dalla logica dell’emergenza”, ha concluso Madia. È in ogni caso evidente il riferimento alla sentenza di Lussemburgo, datata 26 novembre 2014, dove hanno trovato accoglienza le ragioni di migliaia di docenti e Ata che negli anni hanno fatto ricorso chiedendo di essere assunti sulla base di un’anzianità di servizio superiore ai tre anni, come previsto da una direttiva Ue (1999/70) che impone agli stati membri l’adozione di misure preventive per evitare appunto l’abuso dei contratti a tempo determinato.
Ecco cosa succederà: al personale docente e non docente delle scuole comunali assunto a tempo determinato non si applicherà il tetto di durata di 36 mesi, sia nella previsione contenuta nel d.lgs. 81/2015 per tutti i dipendenti pubblici e privati assunti con contratto flessibile sia nella versione contenuta nella legge 107/2015 per l’analogo personale delle scuole statali.
Però, gli enti locali dovranno ricordare che ciò non significa assenza di limiti temporali alle assunzioni a tempo determinato, in quanto gli stessi sono dettati dal d.lgs. 165/2001 e dai principi fissati dalla Corte di giustizia europea, che invita le amministrazioni a darsi un piano organico per il superamento del precariato.
Semplificando, la circolare del ministero dà una risposta alla questione sollevata da diversi comuni e dalla stessa Anci. I dubbi riguardavano il futuro lavorativo di quei precari storici della scuola dell’infanzia che con l’inizio del nuovo anno scolastico si trovano a superare i 36 mesi di contratti a tempo determinato. Incertezze che sono sorte nel momento in cui sono entrate in vigore le nuove norme del Jobs act e della riforma della scuola, che riguarda solo gli statali.
La circolare della Madia, spiegano fonti tecniche, precisa quindi che i comuni possono prorogare i rapporti di lavoro anche dopo i tre anni, purché ciò avvenga nell’ambito di un programma di assunzioni. Così facendo si sarebbe tentato di equiparare la situazione di chi lavora nelle scuole comunali con quella di quanti prestano servizio negli istituti statali. In pratica viene data la possibilità ai diversi municipi, si tratta di qualche migliaio (ma sotto i diecimila) di persone in ballo, di continuare i rapporti di lavoro.
Il passaggio da sottolineare quindi è questo: “valuteranno, pertanto, i comuni la sussistenza delle ragioni oggettive che, nel rispetto dei principi e delle condizioni sopra menzionate, consentano di reiterare i contratti di lavoro a tempo determinato al fine di corrispondere alle esigenze improcrastinabili collegate all’inizio del presente anno scolastico”. Posto che dalla riforma della scuola emerge, si legge sempre nella circolare, un orientamento “volto al superamento del precariato nel settore scolastico attraverso un percorso di assunzioni”.
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