L’azzeramento del Patto per i piccoli comuni vale solo per il 2013. Dal prossimo anno, il conto tornerà a essere salato, anche se meno che in precedenza. Inoltre, la strada scelta per andare in soccorso dei mini enti presenta più di una complicazione e diverse amministrazioni resteranno a bocca asciutta.
Con il dl 35/2013 e con gli emendamenti approvati alla Camera, ai comuni con meno di 5.000 abitanti è arrivato un doppio aiuto per sopravvivere alla morsa del Patto, che come noto li stringe da quest’anno per la prima volta.
Da un lato, essi (come gli enti più grandi) hanno ricevuto un bonus per procedere ai pagamenti dei propri debiti. Secondo l’Anci, che ha spulciato i dati del riparto disposto dal Mef la scorsa settimana, lo sconto vale 454 milioni (su circa 3,5 miliardi andati ai comuni). A questi si aggiungono gli spazi che verranno concessi grazie al Patto regionale verticale, potenziato dopo il passaggio a Montecitorio e che ora può valere per i sindaci oltre 1,1 miliardi di maggiori pagamenti. Di questi, il 50% (ovvero 572 milioni) è riservato proprio ai comuni di minori dimensioni. Mentre la prima misura vale solo per quest’anno, l’assegno dei governatori potrà essere staccato anche nel 2014.
Che impatto hanno tali modifiche? Per il 2013 esse sono più che sufficienti per annullare la correzione imposta ai piccoli comuni: nei confronti di questi ultimi, infatti, il peso del Patto, originariamente pari a circa 1 miliardo, è già stato ridotto di 180 milioni dalla legge 228/2012, che ha abbassato al 13% il coefficiente di calcolo dell’obiettivo.
Dal prossimo anno, però, le cose torneranno a complicarsi. Non solo il coefficiente salirà al 15,8%, ma per gli sconti si potrà solo più fare affidamento sulla seconda tranche del Patto regionale. Il saldo della manovra torna quindi a essere positivo di oltre 400 milioni. Ancora peggio per gli anni successivi, dato che al momento non sono previsti incentivi alle regioni per andare in soccorso degli enti locali e quindi tutto sarà rimesso alla generosità dei governatori.
Le considerazioni svolte, inoltre, riguardano l’intero comparto. Scendendo a livello di singolo ente, la situazione può essere diversa. Il 21% dei comuni non ha presentato richiesta per accedere alla deroga prevista dal dl 35 e secondo i dati Anci è proprio fra i piccoli che si registra il maggior numero di defezioni, il che è fisiologico visto che tali enti, essendo soggetti al Patto solo da pochi mesi, hanno accumulato meno debiti. Anche per accedere al Patto regionale (dando per scontato che tutte le regioni lo attuino) occorre presentare domanda e non è detto che tutti lo facciano, anche se il correttivo approvato consente di utilizzare gli spazi per qualsiasi pagamento in conto capitale, senza più limiti temporali. Qualcuno, quindi, è restato o resterà fuori dalla distribuzione dei premi. Per non escludere nessuno, sarebbe decisamente meglio agire sui meccanismi di calcolo degli obiettivi, come ha fatto l’ultima legge di stabilità. In tal modo, si semplificherebbe anche l’iter, a tutto beneficio degli enti meno strutturati.
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