La via per uscire dalla crisi e rimettere in moto il settore dell’industria delle costruzioni passa da alcune azioni che il governo dovrà attuare per favorire il concorso dei capitali privati per la realizzazione delle opere pubbliche dal momento che le risorse pubbliche sono scarse. Dovrà creare le normative, incentivi favorevoli per dare gambe al piano di riqualificazione delle città, al grande piano di manutenzione dell’edilizia scolastica e alle opere di manutenzione del territorio contro il rischio idrogeologico.
Inoltre, ieri l’Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, nel corso del D. Day, contro i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione, ha proposto una serie di misure.
Imu ai comuni. Per consentire ai comuni di sbloccare i pagamenti alle imprese per i lavori già eseguiti e di realizzare maggiori investimenti sul territorio al servizio dei cittadini, parte delle maggiori entrate derivanti dall’introduzione dell’Imu attualmente destinate allo Stato (9 miliardi di euro contro solo 2 miliardi di maggiori entrate destinati ai comuni) potrebbero essere destinate ai comuni. Un’ipotesi ragionevole potrebbe prevedere la destinazione di altri 3 miliardi di euro di gettito Imu aggiuntivo destinato ai comuni. In questo modo la quota attribuita ai comuni 5 passerebbe da 2 a 5 miliardi e consentirebbe di compensare gli irrigidimenti del Patto di stabilità interno già previsti per i prossimi anni.
Patto di stabilità interno. Appare inoltre indispensabile trovare rapidamente soluzioni efficaci per assicurare che gli enti locali trovino spazio, nei loro bilanci, per gli investimenti necessari a garantire la qualità della vita dei cittadini e lo sviluppo del Paese. Occorre quindi modificare il Patto di stabilità interno, riducendone l’entità in termini di contributo chiesto a regioni, province e comuni e modificandone le regole. Sotto questo profilo, la regionalizzazione del Patto può rappresentare un importante strumento per premiare gli enti locali che favoriscono le spese per investimenti. La nostra proposta è quella di introdurre criteri in grado di premiare le spese in conto capitale nel Patto: una «golden rule» da applicare a livello nazionale in attesa di una eventuale modifica del Patto europeo nel senso recentemente auspicato dal premier Monti.
I correttivi alle misure previste dal governo 3-2 miliardi della Ccassa depositi e prestiti esclusivamente per il pro soluto. Per quanto riguarda le misure che il governo sta adottando per affrontare il problema dei ritardati pagamenti, l’Ance ritiene irrinunciabile mantenere la destinazione del plafond di 2 miliardi, messo a disposizione della Cassa depositi e prestiti, esclusivamente per operazioni di cessione pro soluto del credito. Le uniche in grado di liberare linee di credito, alleggerendo il loro castelletto fidi delle imprese.
Dare la priorità al pagamento dei lavori pubblici. Il decreto «Cresci Italia» prevede un primo sblocco di circa 6 miliardi di euro di debiti che riguardano principalmente lo sblocco dei crediti vantati per spese correnti della pubblica amministrazione, escludendo gran parte dei crediti vantati dalle imprese di costruzioni. Questa impostazione, che favorisce lo smaltimento dei debiti delle pubbliche amministrazioni per spese correnti, segue una tendenza che, fino ad oggi, ha condotto il settore dei lavori pubblici a soffrire più di altri le misure di contenimento della spesa pubblica introdotte. Chiediamo al governo di invertire questa tendenza e destinare maggiori risorse al pagamento dei lavori pubblici regolarmente eseguiti dalle imprese.
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