Gli italiani stanno lentamente imparando a “usare l’acqua”, anche se rimaniamo sempre spreconi nei confronti con l’Europa. Lo afferma il il “Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano” presentato venerdì scorso a Roma dall’Ispra.
Secondo i dati in dieci anni (2000-2011) il consumo domestico di acqua. In media è diminuito del 14,5%: città con la riduzione più significativa è Monza (- 48,4%), seguita da Parma (-34,5%) e Piacenza (-31,1%); Messina è quella che, al contrario, ha aumentato maggiormente l’uso dell’acqua in casa (+17,5%). ”Il fenomeno – spiegano gli esperti -è da attribuirsi alla maggior attenzione degli italiani, visto che solo 3 città (Reggio Calabria, Palermo e Messina) hanno adottato misure di razionalizzazione nell’erogazione”.
Dal punto di vista del consumo totale però gli italiani sono ancora indietro. L’acqua effettivamente consumata, o meglio pagata, da ogni singolo utente si attesta su 180 litri al giorno per abitante. ”A livello europeo – si legge nel rapporto – è interessante notare che città importanti come Berlino, Londra e Madrid che consumano rispettivamente 163, 159 e 140 litri al giorno per abitante, e riescono a mantenere bassi i consumi mantenendo un servizio adeguato”.
Valle d’Aosta, provincia autonoma di Trento, Abruzzo, Sicilia e Sardegna sono le uniche regioni autosufficienti, mentre la Puglia risulta la più dipendente: più del 60% della disponibilità complessiva da destinare all’utenza finale (circa 333,5 milioni di metri cubi di acqua ad uso potabile) proviene da altre regioni.
(Fonte: Ansa)
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