Per l’acqua investimenti al palo

Settore idrico – Presentato Blue 2010: continuano a prevalere nettamente le gestioni pubbliche in house

Il Sole 24 Ore
22 Settembre 2010
Modifica zoom
100%

ROMA – La gestione dell’acqua resta in Italia saldamente in mano alle aziende pubbliche: Blue 2010, il rapporto annuale sul settore idrico, conferma che su 72 affidamenti effettuati in Italia 34 riguardano società in house, controllate al 100% dagli enti locali, 13 sono quotate in Borsa (ma quasi tutte con una forte partecipazione degli enti locali), 12 sono società miste pubblico-privato (con la prevalenza di controllo pubblico), 7 sono salvaguardia di vecchie gestioni pubbliche e solo sei sono società di capitali. Altri 23 Ato (ambiti territoriali ottimali) – di cui 10 al nord e 7 al sud – non hanno ancora affidato il servizio. Il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, intervenuto alla presentazione, contesta il referendum sull’acqua, «fondato su un presupposto che non esiste, che la riforma dei servizi pubblici locali porti a una privatizzazione dell’acqua». Il rapporto è curato da Utilitatis (centro di ricerca vicino alle aziende pubbliche di Federutility) e da Anea (associazione nazionale delle autorità e degli enti di ambito) e si basa sull’esame di 130 piani di ambito approvati che corrispondono alla pianificazione di 82 ambiti territoriali ottimali (pari al 94,7% della popolazione italiana). Di questi piani, 93 sono di lungo periodo, 8 sono di breve periodo e 29 sono revisioni tariffarie. Dal quadro elaborato da Blue si deduce una fotografia sulla gestione dell’acqua oggi e una previsione su cosa sarà il settore fra dieci anni, sempre che le previsioni dei piani si realizzino. Gli investimenti programmati ammontano a 42,1 miliardi, 4,76 dei quali (pari all’11,3%) finanziati con fondi pubblici. «Estendendo a livello nazionale la stima riferita a un periodo trentennale – afferma la ricerca – il fabbisogno di investimenti ammonta a 64,12 miliardi, pari a 2,13 miliardi annui». Il 60% degli investimenti in acquedotto e il 51,7% degli investimenti in depurazione e fognatura se ne vanno in manutenzioni straordinaria di opere preesistenti. Gli investimenti effettivi, però, frenano rispetto alle previsioni di piano. «I risultati principali che emergono dall’analisi delle revisioni – afferma il rapporto – mostrano correzioni dei costi operativi in aumento e dei volumi erogati e degli investimenti effettuati in diminuzione». Le correzioni al ribasso della componente tariffaria legata agli investimenti viene ridotta addirittura del 50,2% per gli ammortamenti e del 40% per la remunerazione del capitale per le gestioni in house. Più contenuta la frenata (rispettivamente del 13,2% e del 19,6%) per le società miste. Il presidente di Federutility, Roberto Bazzano, conferma le difficoltà di investimento che le aziende si trovano ad affrontare. «I comuni – dice – agiscono in conflitto dovendo scegliere fra gestione corretta e rischio impopolarità, da qui il blocco degli investimenti». Il rischio è che le aziende pubbliche presentino «un deficit strutturale che impedisce di fatto la realizzazione degli interventi programmati e il reperimento delle risorse economiche necessarie».

IL CICLO DELL’ACQUA 64,12
IL FABBISOGNO
Investimenti Per il ciclo dell’acqua (acquedotto, fognatura e depurazione) si stima in Italia un fabbisogno di investimenti pari a 64,12 miliardi di euro. Lo si legge nel Blue book 2010 15,75 15,75
GLI ACQUEDOTTI
Ripartizione Per gli acquedotti si parla di circa 15,75 miliardi di euro (di cui il 60% destinato a manutenzione straordinaria), mentre per fognatura e depurazione sono previsti 18,83 miliardi di euro

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento