Nessuno si era illuso che fosse facile cancellare l’Imu e abolire l’aumento dell’Iva. Il percorso sta diventando però più difficile del previsto e nonostante il pressing del Pdl, che chiede di cambiare rotta su fisco e lavoro, sarà probabilmente soltanto con una profonda revisione della spesa (dicasi spending review) che si riusciranno a trovare, nella prossima legge di stabilità, le risorse per una vera rimodulazione dell’imposta meno amata dagli italiani.
Di sicuro a questo lavoro di selezione il Ministero dell’economia sta già lavorando. La cancellazione dell’Imu? “Non è impossibile, ho detto solo che non è facile, non ci sono tagli indolori” ha detto nuovamente ieri il Ministro dell’economia. E tuttavia la questione “credo sia stata già lungamente dibattuta – ha aggiunto Maurizio Saccomanni – e se riusciamo a risolverla prima di ferragosto saranno contenti tutti quanti, me per primo”. Saccomanni crede “possibile la piena ripresa dell’economia nel quarto trimestre di quest’anno e poi nel 2014″. Ieri ha visto il capogruppo Pdl Renato Brunetta, un colloquio di quasi un’ora durante il quale si è parlato delle coperture per Iva, Imu, di riduzione delle tasse, di flessibilità sul lavoro. Oggi il ticket Brunetta-Capezzone ha indetto una conferenza stampa per richiamare l’attenzione sui fondi destinati al pagamento dei debiti p.a. “Che fine hanno fatto? Va tutto a rilento”, fa filtrare lo staff.
BUONE NOTIZIE
Nuove tensioni sono in arrivo, dunque, mentre a Via XX Settembre si lavora senza sosta per passare il bilancio dello Stato ai raggi X. È sui famosi 200 miliardi (su 800 complessivi) di spesa aggredibile che è concentrata l’attenzione. E ormai nessuno si illude più che le coperture per una posta come l’Imu-prima casa che da sola vale 4 miliardi l’anno, si possano trovare dietro l’angolo. Buone notizie sono arrivate dal fabbisogno di giugno che ha mostrato un avanzo di 14,1 miliardi: si tratta di un miglioramento di circa 8 miliardi rispetto a un anno fa, spiega il Tesoro, frutto di minori spese a livello centrale e di un aumento delle entrate fiscali. Entrate che, sottolinea via XX Settembre, sono in linea con gli obiettivi programmatici del 2013. Giugno è il mese del pagamento dell’Irpef ma sono migliorati, nei primi sei mesi dell’anno, anche i rimborsi fiscali: +2,2 miliardi, rispetto allo stesso periodo del 2012.
LA RIFORMA
“Stiamo lavorando da 55 giorni per arrivare a rendere strutturale l’eliminazione dell’Imu per la prima casa e a rivederla nel suo complesso”, ha detto ieri il Ministro per le infrastrutture. “L’esecutivo – ha poi aggiunto Maurizio Lupi – sta lavorando per far sì che il rinvio dell’aumento dell’Iva sia prorogato quanto meno al 1° gennaio 2014″.
Per il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta la via è quella di “una nuova tax service che metta insieme Imu e Tares“. Contemporaneamente, avverte, bisognerà coordinare l’eliminazione dell’aumento Iva fino a dicembre con la riduzione del cuneo fiscale. “Dovremmo agire sui tagli di spesa pubblica”.
Si torna dunque al tema centrale, quello della revisione della spesa per finanziare interventi costosi come quelli sull’Imu. Per alleggerire le imprese, esonerando i capannoni come chiede il Ministro dello sviluppo Zanonato, servirebbero altri 2 miliardi. Ma siccome questi vanno allo Stato, e non ai comuni, Saccomanni si sta orientando a far pagare l’imposta ma poi consentirne la detrazione dall’Ires. Per le famiglie, invece, aumentando la quota esente a 500 euro si riuscirebbe a salvare il 77% dei contribuenti, non necessariamente quelli meno abbienti, però, visto il ritardo sulle rendite catastali. Ecco perché si pensa anche alla possibilità di agganciare il pagamento dell’Imu al nuovo Isee (Indicatore di situazione economica equivalente) che tiene conto pure delle variabili patrimoniali (mobili e immobili) ma che è ancora sottoposto al parere del Parlamento. I tempi stringono in vista del 31 agosto, data entro la quale deve arrivare la risposta sull’Imu. E Saccomanni pensa sempre più a coinvolgere i ministri nella nuova spending review.
LE PERPLESSITÀ DELL’ANCI
“La sensazione è che il Governo sia un po’ in ritardo. Ma voglio essere chiaro: qualunque decisione venga presa, sul piano del gettito e dei saldi finali ai comuni non dovrà mancare un solo euro rispetto ad ora”, ha dichiarato Alessandro Cattaneo, presidente f.f. di Anci e sindaco di Pavia, rispondendo ad alcune domande del Messaggero. “I bilanci locali non dovranno soffrire la riforma”.
Presidente Cattaneo, il governo ha ancora due mesi di tempo per decidere cosa fare sull’Imu. Quali sono le aspettative dei sindaci sulla riforma?
“Abbiamo un atteggiamento laico nei confronti delle scelte del governo. Prendiamo atto che c’è stata una sospensione. E Come comuni, a questo punto, ci interessa solo che l’Imu sia coinvolta nel quadro di una riforma complessiva della tassazione locale. Purtroppo è passato un mese e mezzo dalla sospensione del versamento e di operativo non abbiamo visto ancora nulla: non è un segnale bellissimo”.
Alcuni giorni fa avete incontrato il governo per un confronto sulla questione.
Quali sono stati gli impegni presi dall’esecutivo?
“Il premier Letta ha promesso che saremo coinvolti e confidiamo che sarà così. Siamo convinti che se si vuole fare una riforma che rimetta mano a tutta la tassazione i soldi per finanziarla si possano trovare in qualche modo. L’Imu vale 24 miliardi, di cui 4 arrivano dalla prima casa. Il bilancio dello Stato ne vale 800. Se c’è la volontà politica la riforma si può fare”.
Dove bisogna cercare le coperture, a suo giudizio?
“Vengo dal mondo aziendale, e quando uno ha un bilancio e vuole iniziare a metterci mani si deve fare efficienza guardando agli sprechi. Ci sono voci che sono cresciute in maniera consistente negli ultimi tempi. Lo stato centrale sa benissimo dove andare a tagliare: ci sono voci di spesa che sono raddoppiate. Nel 2001 il bilancio era di 650 miliardi, oggi è di 150 miliardi più pesante. Ognuno deve fare la sua parte di sacrifici, a parte i comuni che hanno ridotto spese per 11 miliardi. Nessuno ha fatto come noi”.
L’incertezza sull’esito della questione Imu vi mette in difficoltà dal punto di vista del bilancio?
“Per la sospensione del versamento dell’Imu sulla prima casa abbiamo operato un anticipo di cassa per metterci una toppa. Ma, appunto, si tratta di una toppa che rinvia il problema. Non è un bene che sull’Imu il quadro normativo continui a cambiare ed è significativo che l’80 per cento dei comuni non abbia ancora approvato i bilanci”.
Cosa chiedete al governo?
“Di fare presto: il rischio è che la situazione di incertezza mandi in difficoltà i comuni. Molti già adesso devono rinunciare a servizi essenziali o ridurli. In autunno arriverà anche la Tares, sulla quale avete espresso giudizi negativi”.
Per quale ragione?
“La Tares è una mannaia che è ci è caduta sulla testa e che ci fa passare come i vessatori dei cittadini per conto dello Stato. Bisogna fare di tutto per modificarla e va inserita in una riforma complessiva”.
Si riferisce alla nascita di una tassa sui servizi?
“Si, senz’altro. A patto però che questa, accompagnata da una rivisitazione del prelievo locale che consegni tutto il prelievo in mano ai comuni, sia ricondotta all’interno della grande partita del federalismo fiscale”.
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