Sullo “scudo” dai ricorsi dei precari il Governo tenta il blitz. La norma per distaccarsi dalla direttiva 1999/70/Ce sui contratti a termine finirà nella legge comunitaria. Con un emendamento in corso di elaborazione dai tecnici dell’Istruzione che potrebbe essere formalizzato quanto prima. Per ora è stato individuato solo il veicolo per impedire altre condanne del dicastero di Viale Trastevere a maxirisarcimenti, come quello di 500mila euro per 15 docenti disposto la settimana scorsa dal tribunale di Genova. Più delicato è mettere a punto la norma. Ammesso che l’emendamento alla comunitaria 2010 superi il vaglio di ammissibilità bisognerà considerare che un’errata comunicazione alla Commissione Ue, preventiva o contestuale all’introduzione della deroga alla direttiva del ’99, potrebbe portare l’Italia a subire una nuova procedura di infrazione. Con costi ben più alti del maxi-risarcimento. Inoltre, già con la versione originaria dell’articolo 1 del Dl 134/2009 «salva-precari», l’Esecutivo era intervenuto sul tema stabilendo che le supplenze annuali «non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato e consentire la maturazione di anzianità utile ai fini retributivi prima della immissione in ruolo non possono stabile». Una norma riscritta in aula alla Camera su insistenza dell’opposizione che temeva stoppasse tutti gli ingressi in ruolo. Alla fine la disposizione è stata riformulata per ribadire che nella scuola il contratto a tempo indeterminato si ottiene in base alle graduatorie a esaurimento. Se la scelta del Governo fosse quella di tornare alla norma precedente anche stavolta il Pd non ci starebbe, come conferma la capogruppo in commissione Istruzione, Manuela Ghizzoni.
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