L’argomento dei rifiuti di Napoli è come la mitica Fenice: risorge periodicamente dopo qualche settimana di apparente silenzio e nonostante le reiterate assicurazioni dei nostri politici, con il presidente del consiglio in testa, di debellare il problema in pochi giorni (la p minuscola del termine presidente è intenzionale). Al riguardo, tenendo in conto che il problema maggiore per lo smaltimento della spazzatura è rappresentato dalla netta opposizione delle popolazioni ad ogni progetto di realizzazione di nuove discariche (che sono fuori legge dal 2000) e o alla costruzione di termovalorizzatori – che ancora per moltissimi anni a venire saranno l’unico mezzo adatto allo smaltimento dell’immondizia – vorrei segnalarle che presso l’Ufficio Brevetti è depositata da alcuni anni un’idea (mia) per lo smaltimento dei Rsu a bordo di navi (di seguito: indicate come econavi) appositamente attrezzate con adeguati impianti di incenerimento e trattamento degli effluenti che potrebbero effettuare l’operazione di smaltimento in mare aperto ad una distanza di circa 15/18 Kilometri dalla costa più vicina (entro il limite delle nostre acque territoriali) nell’assoluto rispetto e tutela dell’ambiente ed in modo da evitare che gli effluenti, seppur trattati in conformità alle leggi nazionali e comunitarie, possano ricadere su centri urbani e, comunque, sulla terra ferma. Purtroppo esiste il divieto di incenerimento in mare di Rsu stabilito dai Paesi rivieraschi del Mediterraneo riuniti nella Conferenza di Barcellona, ma ritengo che con un’adeguata campagna o battaglia politica tale divieto potrebbe essere rimosso almeno limitatamente alle nostre acque territoriali, sulla base di alcuni concetti molto semplici ma fondamentali : gli effluenti dispersi nell’atmosfera sarebbero uguali a quelli dispersi nell’atmosfera di Milano o Parigi o di qualunque altra città dotata di termovalorizzatore. Non si comprende pertanto perché non si possano disperdere in mare dove un’eventuale ricaduta non inquinerebbe certamente la massa d’acqua marina così come non danneggia né provoca malattie ecc. ai milanesi, parigini, monegaschi ed altri dove sono attualmente in funzione i termovalorizzatori; l’incenerimento avverrebbe entro le i limiti delle nostre acque territoriali e nelle aree stabilite dalle competenti autorità marittime (escluse quindi le acque dei parchi marittimi ecc.); inoltre poiché l’operazione sarebbe effettuata con nave sempre in movimento, gli effluenti perfettamente depurati (ripeto: a norma delle leggi italiane e comunitarie) sarebbero dispersi, e quindi ulteriormente diluiti, in centinaia di chilometri quadrati di mare; uno o più rappresentanti o incaricati del governo, ed eventualmente anche di governi di Paesi Rivieraschi del Mediterraneo, potrebbero sempre viaggiare sulle econavi (vitto e alloggio gratuiti) per controllare che la termodistruzione dei Rsu e l’abbattimento degli effluenti siano sempre effettuati in conformità alle leggi ed ai regolamenti in vigore (e soprattutto controllare che i Rsu non vengano scaricati in mare). La costruzione delle navi sopra descritte è assolutamente fattibile. Già esistono progetti al riguardo ed il costo delle navi, sebbene alquanto elevato, sarebbe assorbito da numerosi armatori privati pronti ad affrontarlo perché facilmente ammortizzabile con un contratto pluriennale per l’incenerimento di Rsu ad un costo certamente inferiore a llo smaltimento negli inceneritori costruiti sul territorio nazionale o al trasporto alle discariche a cielo aperto e certamente inferiore al costo di trasporto via ferroviaria per l’incenerimento in Germania. Ogni econave sarebbe in grado di prelevare ogni giorno da una banchina del porto 500/700 tonnellate di Rsu (depositati in normali chiatte con boccaporti a saracinesca per evitare l’emissione di cattivi odori) che sarebbero come detto soprapoi termodistrutti. La nave “si pagherebbe da se” senza oneri per lo Stato salvo il combustibile usato per l’incenerimento (ma non quello necessario per la navigazione). Io sono a disposizione per illustrare meglio questa idea (con dettagli e disegni) che potrebbe risolvere il problema dello smaltimento dei Rru almeno per numerose città delle nostre coste (Napoli, Palermo, Bari, Genova e probabilmente anche Roma). Per terminare aggiungo che sono un capitano di lungo corso ed ho trascorso tutta la mia lunga vita lavorativa (50 anni) prima a bordo di navi mercantili e poi nell’ambiente marittimo.
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