Mentre la Corte dei conti offre notizie pessime sui contratti decentrati del passato, che secondo la sezione Lombardia non sono assoggettabili a sanatoria per gli anni dal 2013 in poi e per la sezione giurisdizionale del Veneto sono fonte di danno erariale anche quando possibile oggetto della sanatoria, le novità in arrivo dal Governo sono positive per gli integrativi di oggi e del futuro.
Il prossimo passo è contenuto in una circolare della Ragioneria, non ancora pubblicata ma che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare, secondo cui i tagli da effettuare sui fondi decentrati da quest’anno replicano ma non si aggiungono a quelli prodotti negli anni scorsi in virtù delle norme che chiedevano di ridurre il fondo in proporzione alle cessazioni del personale. Se sarà confermata dalla firma del Ragioniere generale, la circolare metterà la parola fine sul dibattito fra la tesi dell’aumento progressivo dei tagli, sostenuta da alcune sezioni regionali della Corte dei conti e negativa per i dipendenti degli enti, e quella della replica senza sforbiciate aggiuntive, positiva per i dipendenti e promossa appunto dalla bozza di circolare.
Per capire l’importanza della questione occorre ricostruire il quadro normativo, come al solito complicato, che ha portato fin qui. Dal 2010 al 2014 l’articolo 9 del Dl 78/2010 (lo stesso «salvato» solo per il passato dalla Consulta nella parte in cui ha congelato i rinnovi dei contratti) ha imposto alle amministrazioni locali di bloccare il fondo decentrato entro il limite di risorse presenti nel 2010, e di alleggerirlo in proporzione all’alleggerimento del personale prodotto dal turn over. Dal 1° gennaio scorso è in vigore invece la nuova regola scritta nella legge di stabilità per il 2014 (comma 456 della legge 147/2013), in cui si dice che d’ora in poi le risorse annuali del fondo sono ridotte «di un importo pari» a quello tagliato per effetto delle vecchie norme.
La querelle si è scatenata intorno a quell’«importo pari», e si può riassumere così. L’ipotesi più “austera”, indicata da alcune sezioni regionali della Corte dei conti (per esempio la delibera 53/2015 della Puglia), portava al meccanismo dei “tagli sui tagli”, in base al quale le decurtazioni 2015 si sarebbero aggiunte (per un importo pari) a quelle già operate per le vecchie regole.
Opposta è la lettura nella bozza di circolare della Ragioneria generale, in base alla quale i tagli 2015 replicano ma non si aggiungono alle vecchie sforbiciate. Un’indicazione simile era stata prospettata nella circolare 8/2015, rivolta però alle amministrazioni dello Stato dove il quadro è più lineare. Per rendere chiaro il tutto la bozza propone anche un esempio numerico, che fuga ogni dubbio. Un Comune nel 2014 avrebbe avuto un fondo lordo da 110, che ha dovuto portare a 100 per rispettare il tetto 2010 e ridurre di altri 5 per aver perso nel tempo il 5% del personale. Il fondo 2014 è quindi di 95, cioè 110 meno 15. Nel 2015 lo stesso Comune, secondo l’esempio targato Rgs, ha un fondo lordo di 116 grazie alle varie risorse previste dalla normativa di riferimento: su questo valore lordo applica la riduzione «di pari importo» rispetto a quella operata nel 2014, cioè 15, per cui il suo fondo decentrato sarà di 101. L’esempio, in sostanza, nega che si debba sommare taglio a taglio, perché l’effetto deve essere quello di «storicizzare» la riduzione intervenuta negli anni scorsi ma non di replicarla in aumento. A ulteriore prova, la bozza di circolare affronta anche il 2016, in cui il fondo ripartirà, sempre per effetto delle norme di riferimento, da un valore lordo di 119: operato ancora una volta il taglio di 15, la dotazione si attesterà a quota 104. L’unica avvertenza è che il taglio deve considerare anche le quote che nel 2014 non sono state incluse nel fondo per rispettare il tetto del 2010: questo spiega perché nell’esempio il taglio da replicare sia di 15, e non solo dei 5 determinati dal turn over.
L’indicazione della Ragioneria, se confermata, va letta insieme alle Linee guida appena diffuse dall’Aran secondo cui le risorse della produttività ex articolo 15 comma 5 del contratto nazionale possono essere replicati quando gli aumenti del servizio vengono confermati di anno in anno, anche senza l’introduzione di ulteriori novità. Si tratta di un “uno-due” che offre parecchia flessibilità nella gestione dei decentrati.
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