Evitare nuovi debiti e, piuttosto, recuperare risorse vendendo gli immobili. È la strategia che la Giunta regionale del Piemonte, guidata dal leghista Roberto Cota, si prepara ad attuare con un emendamento al disegno di legge con il bilancio di previsione per il 2012: che, nel testo presentato il 30 settembre e fermo in commissione (in attesa dell’approvazione dell’assestamento 2011), autorizza la Giunta a contrarre nuovi mutui o a emettere prestiti obbligazionari per un importo pari a 500 milioni. Entrate che ora il governo regionale intende sostituire con la cessione di immobili. La ragione? È scritta nella legge di stabilità. Infatti – come spiegano dagli uffici della Regione – la legge 183/2011, varata dal Governo Berlusconi, ha ridotto la soglia dell’indebitamento per le Autonomie: dal 2012 l’importo totale delle annualità di ammortamento per capitale e interesse dei mutui e delle altre forme di indebitamento non potrà superare il 20% – anziché il 25%, come è stato finora – delle entrate tributarie non vincolate della Regione. In pratica, i nuovi mutui per 500 milioni, spiegano dagli uffici, rischierebbero di provocare, il prossimo anno, lo sforamento del nuovo tetto. Di qui la necessità di individuare risorse alternative. Ma prima di mettere in vendita gli immobili in Regione si attende ancora che alcuni tasselli vadano a posto. Intanto, occorre aspettare lo studio dell’advisor – che affianca Unicredit, tesoriere della Regione – incaricato di esaminare il patrimonio immobiliare di Piazza Castello e che dovrebbe consegnare le sue valutazioni a breve. Nei fatti, l’advisor dovrebbe ripartire i beni della Regione in quattro categorie: immobili ad alta, bassa o media valorizzazione e del patrimonio sanitario, disponibili e indisponibili. Ma un primo quadro della situazione la Regione l’ha già ottenuto dal Politecnico, che a settembre ha concluso e consegnato il censimento degli immobili della Regione (escluso il capitolo sanitario), con le valutazioni relative ai diversi cespiti: in totale, si tratta di 56 beni – fabbricati e terreni – che potrebbero valere oltre 526 milioni. Anche da questo elenco, dagli uffici sono partite le considerazioni – e i primi contatti – per avviare le vendite: che saranno realizzate tramite gare pubbliche a meno che non siano concluse tra istituzioni. E in cima alla lista dei beni cedibili nell’immediato c’è villa Gualino: l’edificio sulla collina di Torino – sede, tra l’altro, dell’agenzia europea Etf – potrebbe valere, secondo lo studio del Politecnico, da 21,5 a 23,8 milioni. Concordano sulla necessità di procedere con urgenza alla valorizzazione degli immobili i “ribelli” del Pdl, riuniti in “Progett’azione”: che già nelle scorse settimane hanno presentato un pacchetto di proposte per modificare sul fronte entrate lo schema di bilancio regionale per il 2012. «È necessario evitare i nuovi debiti – spiega Angelo Burzi, presidente in consiglio della commissione bilancio – e recuperare risorse vendendo gli immobili e le partecipazioni e riducendo le spese». Secondo Progett’azione, tra gli immobili che potrebbero essere venduti immediatamente, oltre a villa Gualino, ci sono la tenuta Cannona a Carpeneto d’Acqui, palazzo Callori nel Monferrato e vari appartamenti (a Torino, a Cava De’ Tirreni, in provincia di Salerno, e a Cordoba, in Argentina). © RIPRODUZIONE RISERVATA
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