Pe, i deputati chiedono sanzioni più severe per gli Stati indebitati

l 26 Aprile 2011
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Nonostante qualche debole ma incoraggiante segnale di ripresa, la crisi ha mostrato la vulnerabilità dell’euro e delle strutture di governo dell’economia europea. Il 19 aprile la commissione economica ha approvato un pacchetto legislativo che introduce sanzioni più severe per gli Stati indebitati, nel tentativo di combattere alle radici le cause della crisi: i preoccupanti squilibri nella zona euro e la propensione dei governi a finanziare la spesa aumentando il proprio deficit.
Dopo aver preso in esame oltre 2000 emendamenti, i deputati hanno trovato un accordo nel chiedere un regime più severo per gli Stati eccessivamente indebitati, rispetto a quanto inizialmente proposto dalla Commissione. 

I punti chiave del pacchetto legislativo

Secondo i testi approvati, la Commissione dovrebbe avere un ruolo più centrale nel sorvegliare e prendere decisioni in materia di deficit, in modo da lasciare agli Stati meno spazio di manovra individuale.
Per i paesi che truccano le statistiche sul debito è prevista una multa pari allo 0,5% del PIL. Sanzioni dell’ 0,1% saranno invece addebitate ai paesi che non intervengono sugli squilibri macroeconomici. Se l’infrazione alla raccomandazione europea persiste, la multa può essere aumentata fino allo 0,3%.
Il nuovo pacchetto prevede che le votazioni del Consiglio sui depositi e le multe da imporre agli Stati debbano essere tenute pubblicamente, eccetto in situazione di crisi, quando sarà consentito prendere decisioni a porte chiuse.
I deputati hanno preteso che la Commissione lasciasse agli Stati la possibilità di continuare a fare investimenti a lungo termine.
I testi approvati forniscono anche un supporto giuridico più forte al Semestre economico UE, al Patto euro e alle procedure del Programma nazionale di riforma (PNR).

Diagnosi: una crisi nata da squilibri economici e debiti esplosivi

Due sono le spiegazioni complementari sul perché l’UE sia stata colpita così duramente dalla crisi.
Da un lato, una spesa pubblica eccessiva e senza controllo. L’esempio lampante è la Grecia, dove il governo ha speso molto più di quello che era capace di recuperare in tasse. In situazione di deficit, ha continuato a prendere denaro in prestito dalle banche. Ma quando queste si sono accorte che i loro crediti avrebbero potuto non essere rimborsati perché il debito era eccessivamente elevato o perché il paese entrava in recessione, hanno alzato il costo del denaro a livelli insostenibili o hanno smesso di prestare. Quindi l’UE è stata costretta a intervenire con prestiti di emergenza.
D’altra parte, la questione degli squilibri economici: all’interno dell’UE ci sono paesi (come la Germania) con una bilancia commerciale attiva e grandi surplus, e altri (come la Grecia o il Portogallo) che hanno deficit importanti, quindi prendono denaro in prestito dai paesi in surplus. Non si tratta solo di soldi pubblici, ma anche di prestiti privati, che possono andare a finanziare settori – come quello della costruzione in Irlanda e Spagna – che poi si rivelano “bolle”. A questo punto, i governi sono obbligati a intervenire per salvare le banche, e quindi si indebitano ulteriormente. Anche in questo caso, è necessario intervenire con salvataggi d’emergenza da parte dell’UE.

Rimedi: ridurre gli squilibri, sanzionare la spesa eccessiva

Il pacchetto di misure legislative comprende sei proposte: quattro mirano a tenere sotto controllo deficit e debiti pubblici, rafforzando il Patto di crescita e stabilità; due riguardano gli squilibri macroeconomici e sono totalmente innovative, perché per la prima volta l’UE si occupa del tentativo di riduzione di questi squilibri.

Riformare il patto di Stabilità: le nuove misure si focalizzano anche sul debito, che non deve superare il 60% del PIL. Oltre questo limite i governi saranno obbligati a tagliare, di un 5% in media all’anno per tre anni, se non vogliono incorrere in sanzioni. Rimane ovviamente anche il criterio del deficit (che non deve superare il 3% del PIL), tradizionalmente la misura su cui l’UE ha insistito di più. Le sanzioni (fra lo 0,2% e lo 0,5% del PIL) diventeranno semi-automatiche: servirà una maggioranza qualificata di paesi UE per rigettarle, mentre prima serviva una maggioranza (qualificata) per imporle.

Ridurre gli squilibri: una volta definiti gli indicatori, l’UE monitorerà gli squilibri economici, e produrrà raccomandazioni per gli Stati membri, ma anche sanzioni nei casi di mancato rispetto delle condizioni, con meccanismi simili a quelli del Patto di Stabilità.

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