La sottoscrizione di un patto tra Stato e Comuni che abbia al centro una vera e propria agenda nazionale analoga a quella europea urbana, che individui i fondamentali capisaldi della politica di finanza locale e del ruolo dei Comuni nella vita del Paese. Questo l’auspicio operativo delineato da Piero Fassino, numero uno di ANCI. “Al centro di questa agenda dovrà esserci la restituzione ai Comuni di una piena e consapevole autonomia, che invece negli anni scorsi è stata fortemente sacrificata e compressa” spiega il presidente dell’ANCI parlando con i giornalisti al termine del Comitato direttivo ANCI tenutosi ieri mattina a Roma, a poche ore dall’incontro che vedeva una delegazione di sindaci incontrare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio De Vincenti, in merito ai contenuti della prossima Legge di Stabilità. Tema, quest’ultimo, esaminato nel direttivo insieme a quello dell’avvio di un piano condiviso di gestione dei flussi migratori e dell’accoglienza. Fassino ha delineato la situazione: “I Comuni chiedono che la Legge di Stabilità 2017 rafforzi e consolidi il riconoscimento pieno dell’autonomia finanziaria, fiscale ed organizzativa, che ha preso le mosse con la Manovra dello scorso anno”. Tutto questo grazie “alla fine dei tagli lineari, alla nuova versione del patto di stabilità, alla revisione della legge sulla contabilità ed anche al rilancio di importanti dì fondi come quello sull’edilizia scolastica e sul contrasto alla povertà”.
Autonomia finanziaria ed organizzativa
Autonomia finanziaria che, secondo il numero uno di ANCI, significa “mettere ogni Comune nella condizione di corrispondere alle politiche di spesa sociale e di investimenti necessari”; mentre sul versante fiscale, Fassino ha auspicato che nel confronto con il governo ci siano risorse per i comuni e le città. Ma anche la chiusura di una serie di partite finanziarie pregresse, “come il riparto dei ristori dei gettiti IMU-TASI aboliti, la chiusura della vicenda sulle spese degli uffici giudiziari sostenute dai Comuni, l’annosa questione della compensazione delle risorse nel passaggio da ICI ad IMU dopo le sentenze favorevoli del Consiglio di Stato e il risarcimento ai Comuni montani”.
Con riferimento, invece, all’autonomia organizzativa, il presidente ANCI ha indicato il “superamento del blocco del turnover per il personale” e soprattutto ha auspicato che “si proceda ad una vera ed effettiva e non formale semplificazione burocratica che consenta ai Comuni molta maggiore elasticità e flessibilità nella gestione quotidiana delle loro politiche, condizione per la crescita”.
Fondo nazionale per l’inclusione attiva
Sul piano delle riforme istituzionali Fassino ha accennato alla necessità di “operare un tagliando alla legge Delrio per colmare lacune e contraddizioni evidenziate nel suo percorso di attuazione”, così come ha sollecitato il governo perché “riprenda la discussione sulla proposta avanzata dall’ANCI relativa alle gestione associata e delle unioni di Comuni”.
“Ma tutto questo – ha concluso Fassino – dovrà accompagnarsi con la predisposizione di adeguate risorse”, a partire dal “fondo nazionale per l’inclusione attiva delle persone povere o a rischio povertà, approvato dal Parlamento ma rimasto sulla carta e dal rifinanziamento dei fondi per l’edilizia scolastica, per il trasporto pubblico locale e del bando periferie, oltre a risorse dedicate alle aree interne”.
Finanza locale: gli sviluppi in chiave 2017
Il discorso tracciato dal’ANCI si inserisce nel disegno più ampio intrapreso dal Governo: il tentativo di rendere più solido il rilancio degli investimenti sarà infatti al centro del capitolo che la Manovra dedicherà alla finanza locale (al centro ieri di un primo confronto fra governo e sindaci sulle proposte discusse in mattinata dall’ANCI). I lavori, dopo il primo anno di addio al patto di stabilità sostituito dal pareggio di bilancio appena riformato, si concentreranno prima di tutto sulla dote per garantire una replica degli spazi finanziari già garantiti quest’anno all’interno del “fondo pluriennale vincolato”, ovverosia lo strumento introdotto dalla nuova contabilità per la gestione della spesa in conto capitale. L’obiettivo è quello di consolidare una ripresa degli investimenti locali che, dopo anni crollo, mostra i primi segnali incoraggianti almeno sul fronte degli impegni di spesa: il monitoraggio semestrale sul pareggio di bilancio indica infatti un aumento dell’11% rispetto alla spesa in conto capitale avviata nella prima metà dell’anno scorso, anche se per trasferire questa dinamica sul versante dei pagamenti effettivi occorre superare la fase di rallentamento inerziale temporaneo prodotta dalle tante novità contenute nel nuovo Codice appalti.
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