VERONA – L’intesa di martedì sera tra i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, tra i ministri Stefania Prestigiacomo e Paolo Romani, ha ridato fiato a centinaia di imprese del settore fotovoltaico e a migliaia di fornitori e clienti. L’incertezza, il “non sapere” è il peggior nemico dell’attività d’impresa. Oggi il Consiglio dei ministri darà un parere (informale e consultivo) alla bozza di decreto interministeriale sugli incentivi alla corrente prodotta dai pannelli solari. Il decreto, per legge, avrebbe dovuto essere emanato entro fine aprile. Ma all’ultimo giorno utile i due ministeri si erano fermati su un aspetto non marginale: quando scatta il diritto agli incentivi? Per il ministero dello Sviluppo economico, al momento della connessione dell’impianto solare alla rete elettrica, cioè quando effettivamente comincia a produrre chilowattora. Per l’Ambiente, entro due mesi dal completamento dell’impianto, che sia allacciato o no. Nel primo caso, si avrebbe la certezza della misurazione della corrente incentivata. Nel secondo, la certezza dell’entità dell’incentivo, il quale viene tagliato di mese in mese e quindi non può permettersi di aspettare un allacciamento ritardatario alla rete elettrica. «È un testo interministeriale ma riteniamo che per gli effetti di lungo periodo e l’importo complessivo che ne deriva non possa non essere condiviso dal Consiglio dei ministri», diceva ieri Paolo Romani. Due i pilastri, «il primo è il décalage», dice il ministro. Décalage significa riduzione scalata, sfasamento. «Permetterà dal primo gennaio 2013 un livello di incentivi che consente di far andare a regime il sistema tedesco. Abbiamo scelto un décalage morbido che consente a tutti quelli che hanno fatto l’investimento di non buttarlo via». Il secondo pilastro, è la «certezza della produzione elettrica. Ci siamo salvati con l’Autorità dell’energia che regola questo meccanismo. Complessivamente abbiamo dato una risposta certa di lungo periodo sostenibile». Aggiunge Stefania Prestigiacomo che «il risarcimento da parte di chi è in ritardo sugli allacci è un principio sacrosanto. Abbiamo sostenuto in maniera straordinaria i piccoli impianti». Boom in vista. Per i grandi impianti è prevista una salvaguardia sino a fine agosto, e nei prossimi quattro mesi ci sarà una corsa forsennata a posare centrali solari. Ci sono aziende capaci di istallare anche un megawatt solare al giorno, e nei porti di Ravenna, Trieste, Taranto ci sarebbero pannelli a tonnellate (di produzione cinese) in attesa di essere consegnati e montati. Tabelle alla mano, le banche cominciano a rifare i conti sui finanziamenti ai progetti, dopo mesi in cui si rifiutavano di esaminare ogni proposta. Proteste. Alla fiera di Verona, dove è cominciato ieri il Solarexpo (chiuderà domani), ci sono stati momenti di tensione. Al convegno di apertura non c’erano né Romani, né Prestigiacomo, e la sala inferocita con il Governo ha assediato a urlate Gerardo Montanino del Gestore dei servizi energetici, parafulmine involontario e immeritato delle tensioni della sala. Le aziende. Con la riduzione degli incentivi andranno meglio le grandi società integrate verticalmente, come spiega Francesco Zorgno, capo della filiale italiana della belga Enfinity: «L’integrazione ci permette di ridurre gli intermediari e di scegliere in quale parte della filiera concentrare il margine». «Rischiano invece i produttori italiani – teme Marco Tecchio della Santerno, leader nell’elettronica degli inverter – per i quali i costi di produzione sono impegnativi». Cerca l’integrazione di fotovoltaico, biomasse ed energia eolica la società umbra Genera di Narni, «soprattutto per dare forme di diversificazione alle aziende agricole», spiega Valentina Giovannini. Giuseppe Moro, della Convert Italia, vede nel decreto norme vincolanti e difficili da applicare, «ma il quadro comincia a chiarirsi dopo mesi di incertezza». Le associazioni. La nuova formulazione «è peggiorativa e penalizzante anche rispetto al testo precedente», protesta il presidente di Assosolare, Gianni Chianetta. «Il sistema di incentivazione sulle rinnovabili elettriche grava sulle tasche degli italiani e pregiudica lo sviluppo delle tecnologie italiane per l’efficienza energetica e le rinnovabili termiche», commenta il presidente di Anima Confindustria, Sandro Bonomi. Il mercato «è fermo. Migliaia di aziende stanno decidendo se chiudere o no», dice il presidente dell’Aper, Roberto Longo. L’analisi. Anche con incentivi più smilzi, la corsa all’installazione dei pannelli solari è un grande e lucroso affare. Più lucroso, addirittura il doppio, di quello garantito in Germania, paese leader nella corsa al solare nonostante un sole assai pallido. Lo dicono gli studi del Tavolo della domanda di Confindustria. Gli incentivi dell’ultima bozza governativa garantiranno ai nostri impianti fotovoltaici un ritorno dell’investimento dop-pio rispetto agli attuali sussidi tedeschi. Avranno meno sole, ma i tedeschi hanno anche costi più bassi. Un impianto con potenza fino a 200 chilowatt in funzione al primo ottobre prossimo che preveda anche l’autoconsumo garantisce in Germania un Roi teorico poco superiore al 21%, in Italia siamo quasi al 47 per cento.
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