“È necessaria una sede di coordinamento tra Stato centrale ed enti locali, per affrontare e risolvere i problemi di finanza pubblica locale relativi alla scelta di inserire in Costituzione il principio del pareggio di bilancio”. Lo afferma il professor Alberto Zanardi, ordinario di Scienze delle Finanze all’Università di Bologna, intervenendo al convegno sul Patto di stabilità nei Paesi europei organizzato da Ifel Anci del 28 novembre scorso.
Per Zanardi “in un Paese che inserisce in Costituzione il principio di pareggio di bilancio, l’attuale Patto di stabilità interno non avrebbe più ragione di esistere. O meglio dovrebbe esistere soltanto per avere, come contenuti essenziali, gli interventi di coordinamento fiscale necessari per preservare il pareggio di bilancio”. Insomma, per il professore, il Patto “dovrebbe limitarsi alla determinazione delle quote di indebitamento consentite agli enti territoriali per il finanziamento degli investimenti e alla fissazione di una qualche regola per il riparto di queste quote tra singoli enti”.
A fronte dell’ipotesi di costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, per gli enti decentrati sarebbero previste misure come “una golden rule a livello costituzionale, che consente il ricorso all’indebitamento solo per finanziare spese di investimento, nonché limiti alla possibilità di indebitamento per legge ordinaria, che fissano il rapporto massimo tra l’entità degli oneri per il servizio del debito e quella delle entrate”.
La semplice estensione della regola europea alle autonomie, però, “comporterebbe una serie di problemi:
innanzitutto – spiega il professore – sul finanziamento degli investimenti: il pareggio di bilancio comporta che le entrate correnti possano essere insufficienti a finanziare grandi investimenti che determinano rilevanti picchi di spesa”. Ma potrebbero sorgere problemi anche nella valutazione degli effetti del ciclo economico sui bilanci, difficili da definire. Infine, fa notare Zanardi, “come rendere coerente l’applicazione rigida agli enti decentrati del bilancio in pareggio con il fatto che, in caso di recessione, questi enti non sono pienamente autonomi nella decisione di revisione delle proprie spese?”.
È per questo, spiega il professore, che “viene suggerita per gli enti territoriali l’applicazione di una golden rule qualificata, per renderla coerente con il pareggio di bilancio. In particolare, è contemplata la possibilità di indebitamento per finanziare investimenti, ma a condizione che si definisca un piano di ammortamento (e quindi senza accumulazione di debito nel medio periodo), e sia garantito il pareggio di bilancio per il comparto a livello nazionale ovvero nell’ambito del territorio regionale di appartenenza”.
Sarebbe inoltre importante che “nelle fasi avverse del ciclo economico e per le funzioni decentrate su cui lo Stato fissa degli standard di fornitura, lo Stato attivi trasferimenti (o variazioni di compartecipazioni) a favore degli enti decentrati in modo da ‘ammortizzare’ le cadute delle entrate proprie locali (o l’aumento delle spese)”.
In questo quadro “è sempre più forte – ribadisce Zanardi – l’esigenza di coordinamento finanziario, innanzitutto per evitare che si verifichi una concomitanza per cui tutti o la gran parte degli enti locali decidano di fare investimenti nello stesso anno”. Inoltre il coordinamento servirebbe ad “assicurare la compensazione tra enti in avanzo ed enti di disavanzo all’interno del comparto di riferimento, nonché quella su base nazionale rispetto al riferimento regionale, e infine sarebbe utile per realizzare nel modo il più possibile condiviso tra Stato e autonomie l’eventuale revisione dei Lep, che devono essere forniti dagli enti decentrati, per adattarsi all’andamento ciclico dell’economia”.
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