Il punto è stato fatto ieri negli incontri tecnici fra Governo e amministratori locali, da cui risulta che finora è rimasto bloccato il 60% delle risorse previste a favore delle Province e Città metropolitane e un terzo di quelle destinate ai Comuni. Risorse, è importante ricordarlo, che sono coperte per l’83% dallo Stato, e che quindi non si traducono in un esborso diretto per le Regioni.
A bloccare questi soldi, quindi, sono stati soprattutto ostacoli “tecnici”: la crescente complessità dei meccanismi del Patto, quest’anno caratterizzato anche da un lungo processo di riforma, e il fatto che le regole previste per il 2015 avevano riservato gli spazi finanziari al pagamento di vecchi debiti, escludendo così una serie di enti che avevano già risolto il problema con le altre misure sblocca-pagamenti. La correzione, che ha previsto la possibilità di onorare per questa via anche le fatture 2015, è arrivata solo in estate con il decreto enti locali, per cui ora l’accelerazione finale diventa indispensabile.
La prima scadenza è martedì prossimo, giorno entro il quale le Regioni devono ricevere dagli enti locali le richieste di spazi finanziari, ma la data-chiave è quella del 30 settembre, termine per le comunicazioni delle Regioni alla Ragioneria sulla nuova geografia degli obiettivi di Patto. Il monitoraggio deciso ieri serve per arrivare a fine mese avendo liberato tutte le risorse a disposizione. Da evitare c’è però anche l’altro problema e cioè che una volta sbloccati, questi soldi restino bloccati negli enti in difficoltà a gestire il Patto. Secondo la Corte dei conti, nel 2014 il paradosso dei risparmi in eccesso è costato 1,6 miliardi (di questo overshooting si è parlato sul Sole 24 Ore del 17 agosto) di pagamenti che le amministrazioni avrebbero potuto effettuare senza sforare i vincoli di finanza pubblica. Quest’anno, complice un Patto molto più leggero e flessibile, il problema dovrebbe essere molto più leggero, ma per evitarlo si ipotizza la possibilità di interventi in corsa (per esempio una riapertura dei meccanismi di flessibilità in autunno).
Sempre ieri, i tavoli tecnici hanno raggiunto l’intesa per la distribuzione del fondo-cuscinetto (29 milioni) in favore dei Comuni che per effetto dei nuovi meccanismi si sono visti ridurre le risorse di somme superiori all’1,3% delle risorse base (rappresentate da Imu, Tasi e fondo di solidarietà 2014). L’accordo prevede l’assegnazione ai Comuni fino a 60mila abitanti che si trovano in queste condizioni di una quota proporzionale al taglio subito, e qualche mini-aiuto ad alcuni enti più grandi: all’intesa, però, manca il via libera politico, perché nel Governo si spinge su un’ipotesi alternativa che restringa il campo dei beneficiari ai Comuni più piccoli. La Conferenza Stato-Città è convocata per il 24 settembre e la discussione pare quindi ancora aperta: è ovvio che al variare della platea cambiano anche le cifre indirizzate a ogni ente, per cui la decisione è urgente per dare qualche certezza soprattutto alle amministrazioni più piccole.
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