Dopo i chiarimenti forniti dalla Ragioneria generale dello stato con la circolare 6 aprile 2011, n. 11 (su cui si veda ItaliaOggi del 15 aprile), tutte le province e i comuni interessati sono finalmente in grado di pesare con buona approssimazione il proprio Patto di stabilità interno per l’anno 2011. Se, malgrado tutti i correttivi introdotti dal legislatore, si tratta di un peso ancora insostenibile, l’unica via d’uscita è ottenere un aiuto dalla propria regione di appartenenza. Ecco perché il tema della c.d. regionalizzazione del Patto, in passato pressoché ignoto ai non addetti ai lavori, suscita oggi un crescente interesse. Per alleggerire il Patto di sindaci e presidenti provinciali i governatori possono avvalersi di due strumenti: 1) il Patto regionale verticale, che consente alle regioni di autorizzare un peggioramento del saldo programmatico degli enti locali del proprio territorio via aumento dei pagamenti in conto capitale, compensandolo con una riduzione di pari importo dell’obiettivo regionale di cassa o di competenza; 2) il Patto regionale «orizzontale», attraverso cui le regioni possono operare compensazioni fra gli obiettivi di province e comuni, fermi restando le disposizioni statali in materia di monitoraggio e sanzioni e l’importo dell’obiettivo complessivamente determinato per gli enti locali di ciascuna regione. I due meccanismi prevedono percorsi applicativi parzialmente differenti: per il Patto verticale saranno gli enti locali a doversi attivare, comunicando entro il 15 settembre l’entità dei pagamenti da sbloccare, mentre le regioni dovranno concordare in sede di Consiglio (o comunque d’intesa con i rappresentanti) delle autonomie locali i criteri di virtuosità e le modalità operative del proprio intervento; per il Patto orizzontale, invece, l’iniziativa spetta alle regioni che, sulla base dei criteri che saranno a breve stabiliti con decreto del ministero dell’economia e delle finanze e di quelli da definire a livello territoriale, dovranno comunicare i nuovi obiettivi agli enti locali interessati. In entrambi i casi la deadline è fissata al 31 ottobre, termine oltre il quale non saranno più consentiti interventi regionali di alcun tipo. Mentre le regioni speciali, in virtù delle maggiori prerogative loro spettanti in materia di finanza locale, possono contare su esperienze ormai consolidate, quelle ordinarie sono assai più indietro: le più attive sono partite lo scorso anno, sperimentando soluzioni operative o almeno dotandosi di una normativa regionale di riferimento (si veda la tabella in pagina), che comunque dovrà essere rivista alla luce delle non poche novità introdotte in materia dalla legge di stabilità 2011 (legge 220/2010); le altre sono ferme al palo. L’interesse (e le aspettative) nei confronti della regionalizzazione del Patto, però, sono in forte crescita, anche da parte delle associazioni di imprenditori e commercianti, che vi scorgono un possibile strumento di velocizzazione dei pagamenti da parte delle p.a. Non a caso, l’Anci-Ifel ha dedicato a esso una cospicua parte del recente rapporto su Economia e finanza locale, anche se sollevando non pochi dubbi sulla sua reale applicabilità. Di patto regionale si parlerà anche nel convegno dal titolo «Regionalizzazione del Patto di stabilità interno e federalismo fiscale: esperienze a confronto», organizzato dalla regione Piemonte per il prossimo 2 maggio a Torino. Un’importante occasione di confronto su un tema sempre più attuale, con il quale dovranno fare i conti anche le regioni fin qui più refrattarie ad occuparsene.
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