Dopo aver ricordato che “il tema è già noto al Ministero dell’istruzione, avendo l’Anci, negli anni passati, più volte richiamato l’attenzione sull’argomento”, Fassino segnala che l’Associazione ha espresso la propria contrarietà “rispetto alle disposizioni normative che prevedono un ‘contributo’ dello Stato, per i pasti forniti dai comuni, in luogo del rimborso dell’intero costo di ogni singolo pasto e, di conseguenza, anche il mancato consenso sulla norma che prevede che tale ‘contributo’ sia erogato in proporzione al numero delle classi che accedono al servizio invece che al reale numero dei pasti forniti, tra i quali spesso sono compresi anche quelli per gli insegnanti di sostegno, determinando a nostro avviso un’ulteriore iniquità nella ripartizione delle risorse”.
“Vale la pena ricordare – aggiunge – che su tale argomento è intervenuta nel 2009 anche una sentenza del TAR Lombardia che, confermando la tesi sostenuta dai comuni, ha precisato che il costo di ogni attività formativa, quindi anche l’assistenza alla refezione, deve essere posta a carico dello Stato, quale datore di lavoro, gravando sull’ente locale la sola gestione dei servizi di assistenza scolastica a favore degli alunni”.
“In una fase economica e di spending review come quella attuale – evidenzia Fassino – i comuni non sono più nelle condizioni di sostenere economicamente spese non proprie, come quella per la fornitura del pasto a personale dipendente da altra amministrazione”.
Da qui la richiesta di un intervento del Ministro Giannini “affinché – conclude il Presidente Anci – già a partire dal 2016, si possa prevedere un aumento delle risorse adeguandole sia al numero di dipendenti statali autorizzati che al reale costo del pranzo in attesa di intervenire con una modifica normativa che conduca tale spesa nell’ambito delle competenze proprie del Ministero dell’istruzione”.
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