I pagamenti tra imprese dovranno avvenire entro 30 giorni. Lo stringente paletto è contenuto nel disegno di legge bipartisan, approvato ieri all’unanimità dalla commissione Attività produttive della Camera che rende applicabile una direttiva comunitaria del 2011. Il provvedimento deve ottenere il via libera dell’Aula e passare poi al Senato. Il testo non riguarda i crediti verso la pubblica amministrazione, poiché ha ricordato il relatore in commissione Andrea Lulli (Pd), quelle misure sono contenute “nello Statuto delle imprese che ha fissato a novembre il termine entro cui il governo deve esercitare la delega”. “Se il testo approvato dalla commissione verrà confermato – ha proseguito Lulli – l’impresa che ha a che fare con una controparte che non paga entro i 30 giorni può andare alla camera di commercio, farsi fare una certificazione e un decreto ingiuntivo”. Quanto ai tempi, “stiamo spingendo perché vada in Aula ad ottobre e poi in Senato per essere approvata entro la fine della legislatura”, ha concluso Lulli. Aggiungendo: “Si tratta di un cambiamento che va in favore delle strutture produttive ed è opportuno precisare che dall’obbligo sono escluse tutte quelle imprese che vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione. Su questo aspetto, non va dimenticato che il governo entro il 30 novembre deve, e noi auspichiamo fortemente che lo faccia, esercitare la delega che prevede che anche i pagamenti della pubblica amministrazione siano effettuati entro i 30 giorni. È ovvio che per il pregresso potranno essere previste norme transitorie, ma il termine deve essere assolutamente rispettato”. Una anomalia, quella dei ritardi dei pagamenti presenti in Italia, che non ha eguali in tutta Europa, visto che i tempi medi con cui la pubblica amministrazione italiana paga i suoi fornitori, osserva la Cgia di Mestre, è mediamente pari a 180 giorni, contro i 65 giorni richiesti in Francia, i 43 giorni che devono attendere le imprese del Regno Unito e i 36 giorni necessari in Germania. Le cose non vanno molto meglio nemmeno nei rapporti tra imprese private. In Italia, i committenti pagano mediamente dopo 96 giorni: niente a che vedere con i 57 giorni necessari in Francia, i 44 nel Regno Unito ed i 35 in Germania. Nel 2011, quasi un fallimento su tre, stimano sempre gli artigiani mestrini, è stato causato dai ritardi nei pagamenti. A fronte di 11.615 imprenditori italiani che hanno portato i libri contabili in Tribunale, circa 3.600 (pari al 31% del totale) lo hanno fatto a causa dell’impossibilità di incassare in tempi ragionevoli le proprie spettanze. Una situazione, purtroppo, drammatica: dall’inizio della crisi, segnala la Cgia, in Italia i ritardi dei pagamenti sono responsabili di almeno 11.000 chiusure aziendali. Secondo altri dati forniti ieri dal servizio DAP, Database delle Abitudini di Pagamento, presentato a Milano, i tempi medi di pagamento dei debiti commerciali in Italia risultano pari a 229 giorni (oltre sette mesi e mezzo). Il dato si riferisce sia alle imprese private che alla Pubblica amministrazione. All’interno della distribuzione geografica e secondo i settori di attività economica le differenze sono rilevanti. Il Nord Est registra tempi medi di pagamento intorno ai 150 giorni (cinque mesi) mentre per l’area Sud si rilevano tempi medi superiori ai 300 giorni (10 mesi). Circoscrivendo l’analisi ad alcune classi di attività economiche, tipicamente riconducibili alla Pubblica amministrazione (per esempio difesa, assicurazione sociale obbligatoria, assistenza sanitaria), i tempi medi di pagamento risultano superiori ai 270/360 giorni (9/12 mesi).
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