Pagamenti anche senza «Durc»

Si valuta l’estensione dei rimborsi a chi non ha pagato tutti i contributi

Il Sole 24 Ore
19 Aprile 2013
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Il pressing delle imprese, la cautela della Ragioneria dello Stato, gli equilibri di regioni ed enti locali, la mediazione del Parlamento. Le modifiche al decreto sui pagamenti della Pa all’esame della commissione speciale della Camera sono un puzzle complesso. Dalle audizioni in commissione è arrivato materiale prezioso e alcune indicazioni di marcia del lavoro che verrà coordinato dai relatori del decreto, Giovanni Legnini del Pd e Maurizio Bernardo del Pdl, iniziano a delinearsi (il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato a martedì alle 13). Intanto, dall’Economia è arrivata la firma al decreto per le anticipazioni della sanità (si vedano la tabella e l’altro articolo in pagina).
Per il decreto legge, tra i primi elementi di convergenza potrebbe esserci il Durc, documento di regolarità contributiva. I mancati o ritardati pagamenti della Pa hanno messo molte aziende nell’impossibilità di mettersi in regola con i pagamenti contributivi per ottenere il documento. Ma senza Durc non si accede ai pagamenti sbloccati dal decreto. Un corto circuito giudicato inaccettabile dalle imprese intervenute in audizione e sul quale potrebbe esserci un’apertura di governo e Parlamento. Il relatore Legnini ne ha parlato in commissione durante l’audizione di Confindustria, ipotizzando «una remissione in termini senza comunque derogare dagli obblighi relativi al Durc per quanto riguarda il futuro». Una soluzione tecnica prospettata dalle imprese prevede la possibilità di considerare valido ed efficace il Durc di cui l’impresa era in possesso al momento della stipula del contratto o della scadenza del termine di pagamento non rispettato dalla pubblica amministrazione.
La questione compensazioni tiene banco. Dai relatori sono giunte le prime aperture di principio a un allargamento e le ipotesi sul tappeto sono diverse. Confindustria, ad esempio, chiede di ampliare la categoria di debiti tributari compensabili, «quantomeno a quelli oggetto di transazione fiscale conclusa con l’amministrazione nell’ambito del concordato preventivo o dell’accordo di ristrutturazione del debito e alle somme dovute a seguito dei controlli automatici e formali della dichiarazione dei redditi». Sarà un tema caldo nei prossimi giorni e ancora una volta potrebbero essere decisive le valutazioni della Ragioneria dello Stato sulla compatibilità di eventuali estensioni con la tenuta dei conti pubblici. Lo stesso vale per l’innalzamento della soglia di compensazione tra crediti e debiti fiscali (da 516mila a 700mila euro) il cui anticipo dal 2014 al 2013 è stato giudicato complicato dal direttore del’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, per possibili «ritardi nell’erogazione dei rimborsi o nel controllo delle compensazioni», oltre agli «effetti sul bilancio dello Stato».
Un’altra area di intervento degli emendamenti riguarderà con tutta probabilità le semplificazioni. Non è da escludere che si intervenga su una delle principali criticità messe in evidenza dalle imprese, cioè l’accesso alla liquidità da parte delle Regioni. Il decreto stabilisce infatti che, per ottenere l’erogazione da parte dello Stato, i governatori adottino «misure anche legislative» (delibere o leggi regionali) di copertura del l’indebitamento (non è indicato un termine massimo per vararle). Secondo Confindustria, la disposizione si potrebbe sostituire con un semplice richiamo generale all’articolo 81 della Costituzione in base al quale nuove o maggiori spese devono trovare idonea copertura legislativa.
Possibile, tra le modifiche, anche una precisazione della tipologia dei crediti ammessi alla procedura e dei soggetti destinatari delle risorse aggiuntive. La soluzione potrebbe consistere nell’imposizione di un vincolo di destinazione alle risorse trasferite tra i diversi livelli intermedi di governo, per garantire che vengano utilizzate esclusivamente per pagare i debiti verso le imprese. Discorso che vale anche per le risorse che verranno trasferite dagli enti locali alle società ex municipalizzate. Tra le valutazioni che si faranno in questi giorni, inoltre, ha anticipato il relatore Legnini, potrebbero rientrare un maggiore coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti e la possibilità di sbloccare risorse per i Comuni virtuosi che hanno interrotto lavori per rispettare il patto di stabilità interno.
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Le modifiche allo studio

DURC
Prove di convergenza sul Durc
I mancati o ritardati pagamenti della Pa hanno impedito a molte aziende di mettersi in regola con i versamenti contributivi per ottenere il documento. Ma senza Durc non si accede allo sblocco previsto dal decreto. Il relatore Legnini ha ipotizzato «una remissione in termini senza comunque derogare dagli obblighi relativi al Durc per quanto riguarda il futuro»

COMPENSAZIONI
Si lavora all’ampliamento
Per ampliare la facoltà di compensare crediti commerciali e debiti fiscali potrebbe essere accolta la proposta di Confindustria di includere tra quelli compensabili anche quelli oggetto di transazione fiscale conclusa con l’amministrazione finanziaria. Più complicato l’anticipo dal 2014 al 2013 dell’innalzamento del tetto da 516 a 700mila euro

SEMPLIFICAZIONI
Procedure troppo complesse
Nel mirino c’è soprattutto la norma che impone alle regioni di coprire con misure «anche legislative» le anticipazioni di liquidità richieste. Al suo posto potrebbe essere previsto, come chiesto dalle imprese, il semplice richiamo generale all’articolo 81 della Costituzione in base al quale nuove o maggiori spese devono trovare idonea copertura legislativa

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