A palazzo Chigi l’hanno ribattezzata “operazione risparmio”. È una stretta alle spese per beni e servizi che, a regime, porterà a una contrazione del 10% sugli attuali 47milioni di euro necessari per far funzionare la presidenza. Entrano a regime le regole basilari della famosa legge anti-corruzione, che oltre al capitolo delle sanzioni più severe, prevedeva anche una rigida politica di prevenzione per appalti e acquisti.
In tempi di occhi puntati sulla trasparenza della cosa pubblica sembra incredibile che solo ora palazzo Chigi blocchi la libertà di appalto, senza una gara, per qualsiasi bene di cui ha bisogno. Eppure è proprio così, tant’è che solo martedì 14 il segretario generale Roberto Garofoli ha firmato la direttiva sul “riordino delle procedure per l’acquisto di beni e servizi”. Un testo che si modula sulla legge Severino, su cui Garofoli ha lavorato molto.
Palazzo Chigi già si è mossa per risparmiare sugli immobili, tant’è che dall’inizio di febbraio lascerà costose sedi in affitto come quella di Via della Vite 106e di via dei Laterani 34, le cui sole spese di gestione ammontavano a quasi 67mila euro, con un risparmio di 870mila euro l’anno.
È partita un’indagine per cercare affitti più bassi per localizzare i servizi allocati a palazzo Verospi, via della Ferratella in Lateranoe via dell’Umiltà. Finiranno in una caserma dismessa, di cui si è in cerca, l’autoparco, gli archivi e i magazzini. I risparmi avevano già “colpito” i voli, con un taglio di 3 dei 10 aerei della presidenza e una stretta all’uso del mezzo privato per i membri del governo. Una circolare del 12 agosto è intervenuta sulle auto blu. Sedici quelle dismesse, con un taglio sul parco auto del 20% e la regola rigida che la vettura non ha più un “titolare esclusivo”. Risparmio di 125mila euro. L’austerity ha colpito l’uso delle carte di credito e i permessi per il centro storico di Roma, di cui evidentemente si faceva un grande uso, per cui spesso la stessa persona godeva non solo dell’auto blu ma anche di un permesso Ztl per quella privata. Risparmio previsto sui 45mila euro. Quanto alle carte di credito, una circolare dell’8 gennaio impone spese “rigorosamente programmate in anticipo” e ne limita l’uso “solo ed esclusivamente per quelle impreviste”. Ma la nuova direttiva inciderà anche sulle “piccole spese”. Fotocopie e traduzioni, convegni o campagne promozionali, restauro e pulizia di mobili e tende, acquisto della cancelleria, libri.
Una macchina gestita con trattative private, mentre d’ora in avanti saranno obbligatorie le gare, almeno con tre concorrenti, e una rigida programmazione con tanto di verifica di necessità.
Un avviso pubblico verrà fatto anche i servizi di ristorazione e bar della presidenza, finora affidati con una procedura segretata. Come dice Garofoli «non solo è indispensabile un’assoluta trasparenza, per cui tutto deve essere reso pubblico, ma bisogna togliere dalle spese tutto quello che non è necessario». La direttiva lo impone esplicitamente (“Eliminare tutto quello che non è indispensabile”) e detta regole rigide di programmazione. Al contrario di oggi, tutto andrà previsto con un anno di anticipo, non si acquisterà più al bisogno, e le eccezioni andranno motivate con meticolosità. Per le spese sotto i 40mila euro si dovrà procedere con una gara, preceduta da un’indagine di mercato. Ma bisognerà dimostrare prima che la spesa è indispensabile. Per rendere più sicuri i controlli tutto sarà accentrato, verranno evitati i doppioni, ma soprattutto, alla luce dei nuovi criteri, saranno rivisti i contratti in corso.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento