Oggi in Senato la direttiva Ue: entro il 2030 riciclo dei rifiuti al 70%

9 Settembre 2014
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Introduzione di un sistema di segnalazione preventiva per il controllo della conformità agli obiettivi di riciclaggio; introduzione di condizioni minime per il regime della responsabilità estesa del produttore; aumento al 70% dell’obiettivo di preparazione per il riutilizzo e di riciclo dei rifiuti urbani entro il 2030; aumento degli obiettivi di riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti di imballaggio; restrizioni al collocamento in discarica dei rifiuti urbani non residui entro il 2030. 

Sono solo alcuni degli obiettivi della direttiva Ue sui rifiuti che oggi la Commissione Ambiente del Senato inizierà ad esaminare per esprimere un parere al governo, che si dovrà poi occupare del suo recepimento. 

“La presente direttiva modifica sei direttive diverse sui rifiuti e va a toccare molti obblighi giuridicamente vincolanti – spiega la relazione illustrativa della direttiva europea – Ad esempio, rivede tutti gli obiettivi della direttiva quadro sui rifiuti, della direttiva sulle discariche e della direttiva sugli imballaggi e semplifica le direttive suirifiuti elettrici ed elettronici (Raee), sui veicoli fuori uso e sulle pile, in una complessa operazione di revisione che presumibilmente inciderà su svariate disposizioni nazionali in materia di rifiuti”. 

Tra le altre cose con il recepimento di questa direttiva gli Stati membri dovranno, entro la fine del 2020, portare ad almeno il 60% il peso dei rifiuti di imballaggio preparato per il riutilizzo e il riciclaggio. “Entro la fine del 2020 – si legge – saranno raggiunti i seguenti obiettivi minimi di preparazione per il riutilizzo e di riciclo per quanto concerne i seguenti materiali specifici contenuti nei rifiuti di imballaggio: 45% per la plastica; 50% per il legno; 70% per i metalli ferrosi; 70% per l’alluminio; 70% per il vetro; 85% per la carta e il cartone”. 

Secondo la Commissione il recepimento delle direttive porterà: riduzione degli oneri amministrativi, in particolare per i piccoli enti o imprese; creazione di posti di lavoro (più di 180mila posti di lavoro diretti potrebbero essere creati entro il 2030, la maggior parte dei quali impossibili da delocalizzare fuori dall’Unione); riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (tra il 2014 e il 2030 potrebbe essere evitato il rilascio di circa 443 milioni di tonnellate di gas a effetto serra); effetti positivi per la competitività dell’Unione nei settori della gestione e del riciclaggio dei rifiuti, nonché nel settore manifatturiero; reintroduzione nell’economia unionale di materie prime secondarie. 

“È indispensabile che siano recepite per intero e correttamente” le direttive “se si vuole garantire il raggiungimento degli obiettivi in esse contenuti (ossia, proteggere la salute umana e dell’ambiente, utilizzare con maggiore efficienza le risorse, assicurare il corretto funzionamento del mercato interno e prevenire l’insorgere di ostacoli agli scambi e restrizioni alla concorrenza nell’Unione)”, si legge nella relazione, che sottolinea come “la trasformazione dei rifiuti in risorse è un elemento decisivo, nonché l’anello mancante di un’economia circolare”.

(Fonte: Public Policy)

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