Bologna cambia volto rapidamente e ricomincia a crescere, grazie all’arrivo dei cittadini stranieri, aumentati del 10,6% solo nell’ultimo anno. Gli addetti ai lavori lo definiscono un «ricambio demografico molto forte»: in parole povere, si tratta di una trasformazione costante della fisionomia dei 380 mila residenti sotto le Due Torri. Nonostante la crisi economica e il tanto discusso degrado, la città resta “in attivo”. Il saldo naturale, cioè la differenza tra i nati e i morti, rimane negativo (-787), ma Bologna non si svuota, e nei primi sei mesi dell’anno c’è stato un aumento complessivo di oltre 2.500 abitanti. Le percentuali registrate dal settore Statistica del Comune riportano un piccolo ma indicativo segno più (+0,7%) e anche l’annus horribilis della crisi economica non ferma l’immigrazione. Non ci sono solo 1.500 bimbi nati in città da gennaio a giugno, 6 in più rispetto all’anno scorso, non c’è solo un calo del numero dei morti (-107). Il saldo positivo, che ridisegna la geografia cittadina, è quello legato all’arrivo degli immigrati, quasi 4.500 persone in più rispetto a giugno 2009, di cui circa 4 mila arrivati nei primi sei mesi di quest’anno. Mentre la crisi economica trascina con sé le aziende più importanti del territorio, e di conseguenza la richiesta di manodopera, per i lavori di cura e assistenza domestica il quadro cambia. Sono soprattutto donne che vengono dalla Moldavia (667) i nuovi cittadini registrati all’anagrafe, seguite da rumeni (430), ucraini (354), pakistani (332) e bengalesi (288). I residenti stranieri raggiungono quota 12,3% della popolazione bolognese, una compagine in maggioranza femminile e giovane (il 77,7% ha meno di 45 anni). «In parte questo è l’effetto della regolarizzazione delle badanti e anche di una certa accelerazione nelle pratiche per i permessi di soggiorno – dice Roberto Morgantini dell’ufficio stranieri della Cgil -, legate anche alla dinamica dei ricongiungimenti familiari. Operazioni partite prima dell’onda lunga della crisi. Ora però il meccanismo potrebbe incepparsi, perché gli addetti ai permessi di soggiorno sono dipendenti a tempo determinato del Ministero dell’Interno, e i contratti rischiano di non essere rinnovati a causa della manovra». Secondo i calcoli di Salvatore Bianco della Cgil, sono una ventina i lavoratori che a Bologna potrebbero finire nella “sforbiciata”. «Col taglio di circa 20 addetti che da due anni si occupano di permessi di soggiorno in Questura e in Prefettura – dice Bianco -, viene messo a rischio un servizio importante per la città». Per Paolo Mengoli, direttore della Caritas, che registra un aumento significativo degli stranieri che si rivolgono alla sua struttura, «la crisi è stata globale e per questo non ha fermato l’immigrazione».
Nuovo boom di immigrati più 10% nell’anno della crisi
In un anno 4500 stranieri ottengono la residenza. I bolognesi oggi a quota 380mila
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