Nozze gay, attesa per l’intervento del prefetto

Il sindaco Marino ha trascritto a Roma 16 unioni celebrate all’estero. Il prefetto Pecoraro oggi avvia la cancellazione

20 Ottobre 2014
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È atteso per oggi l’avvio da parte del prefetto della procedura di cancellazione delle trascrizioni delle 16 unioni gay celebrate all’estero e ‘riconosciute’ sabato scorso dal sindaco di Roma Ignazio Marino.
“Un giorno normale, per il diritto all’amore”, lo ha definito Martino, che segna una giornata particolare. E scatena una selva di reazioni pro e contro il suo gesto simbolico, mentre il prefetto della capitale Giuseppe Pecoraro ammonisce: “Cancelli le trascrizioni o ci sarà l’annullamento”, come disposto dal Ministro Alfano. “Una scelta ideologica”, “un affronto istituzionale senza precedenti”, “una mistificazione sostenuta a livello mediatico e politico”, attacca la diocesi di Roma. “Una arbitraria presunzione”, secondo la Conferenza episcopale italiana (Cei), “inaccettabile”, per di più “proprio a Roma in questi giorni” di Sinodo della famiglia. “La firma di Marino non può sostituire la legge – commenta Alfano – ha fatto il proprio autografo a queste rispettabilissime coppie”. Marilena e Laura sono state la prima ad essere ‘riconosciuta’ dal sindaco di Roma, tra gli applausi di parenti e amici e i tanti bambini nella sala del Campidoglio. Felici le sedici coppie omosessuali – e una con un transessuale – che hanno visto registrata la propria unione. Molti celebrano un “giorno memorabile” tenendo in braccio i figli e stringendo bouquet nuziali. Esulta il Gay Center, che parla di “giornata storica” e di “sconfitta per chi come Alfano vuole cancellare l’amore”. Per l’ArciGay il Ministro “è malato di omofobia e deve curarsi”.
La decisione di Marino fa riesplodere il dibattito sui diritti degli omosessuali, tra cui quello di sposarsi. Le proteste arrivano fin sotto il Campidoglio, dove una settantina di militanti di destra sono bloccati dalle forze dell’ordine prima che raggiungano Palazzo Senatorio, tra slogan di ‘Buffone’ e ‘Vergogna’. Gli organizzatori vengono denunciati per manifestazione non autorizzata. Ma anche tra i politici i toni sono durissimi. E le divisioni attraversano la maggioranza del premier Matteo Renzi. Gli epiteti nei confronti del sindaco di Roma vanno dal “bandito che va rimosso” del senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) al “fuorilegge” della deputata Ncd Barbara Saltamartini. Il consigliere comunale Ncd Marco Pomarici annuncia di aver denunciato Marino alla procura. Giordano Tredicine di Forza Italia Lazio pensa a un esposto alla Corte dei Conti per danno economico da chiusura dei Musei Capitolini stamani. Francesco Storace leader della Destra ironizza: “Altre sedici famiglie non arriveranno a fine mese…”. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ivan Scalfarotto, gay dichiarato, critica invece l’alleato Alfano: “Invece di fare circolari repressive farebbe bene ad aderire all’intenzione di Renzi di fare una legge di stampo europeo sulle unioni civili”. “La posizione di Alfano non è quella del governo”, dice l’eurodeputata Pd Pina Picierno. Per il leader di Sel Nichi Vendola “anche sul Campidoglio soffia il vento pulito dei diritti di libertà”. Nel centrodestra le sfumature sono diverse. Per Mara Carfagna di FI, ex ministro Pari opportunità, “Marino getta benzina sul fuoco”. Fabrizio Cicchitto (Ncd) plaude ma chiede che “non ci siano oneri per lo Stato” dalle nozze gay. “I diritti delle coppie di fatto sono una prova di civiltà”, afferma il Ministro dell’istruzione Stefania Giannini.
Per Marino c’è da un lato il confronto con la gerarchia cattolica. Dal Sinodo ieri in corso a Roma, però, esce con “evidenza” che la famiglia è composta da “uomo e donna” – si fa sapere -, ma anche che la Chiesa è “una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza senza escludere nessuno”. “Abbiamo fatto un atto di stato civile”, risponde al Vaticano il laico Marino. Per lui anche il fronte dello Stato con l’atteso annullamento delle trascrizioni da parte del prefetto. “Difenderò la mia scelta fino in fondo”, dice Marino, pronto a ricorrere anche all’Ue.

(Fonte: Ansa)

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