Niente sanzioni ai bilanci in rosso

Fisco comunale – Lo Stato dovrebbe ridurre i trasferimenti che nel nuovo assetto sono sostituiti con le entrate locali

Il Sole 24 Ore
28 Marzo 2011
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Gli enti locali che hanno sforato il patto di stabilità lo scorso anno dovrebbero tagliare i trasferimenti dallo Stato in misura pari all’ammontare dello sforamento rispetto all’obiettivo. Ma il decreto legislativo sul federalismo municipale 23 del 2011, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» la scorsa settimana, sopprime immediatamente la voce «trasferimenti», sostituendola con le nuove entrate derivanti dal federalismo. Ciò rende, quindi, inapplicabile la sanzione. La manovra finanziaria per il 2011 si è preoccupata di inasprire, e non di poco, la sanzione inerente la riduzione dei contributi statali all’ente fuori patto, prevedendo, che la stessa non avvenga più in misura fissa, pari al 5%, ma in misura equivalente allo scostamento fra saldo obiettivo e saldo effettivamente raggiunto. Nel meccanismo introdotto dall’articolo 14, comma 3, del Dl 78/2010, il taglio è effettuato con decreto del ministero dell’Interno, non colpisce i contributi destinati all’ammortamento dei mutui e ove la riduzione effettuata in un anno non sia sufficiente, la sanzione è applicata anche negli anni successivi, fino a recuperare l’interno importo della penalità. Peccato che il 7 aprile entri in vigore il federalismo comunale che fiscalizza i trasferimenti con l’attribuzione, ai municipi delle regioni a statuto ordinario, del gettito dei tributi erariali della fiscalità immobiliare, fra cui la cedolare secca sugli affitti, e di una compartecipazione Iva. Il legislatore si dovrà far carico di risolvere questo evidente cortocircuito normativo venutosi a creare nel periodo transitorio (2011-2013) di attuazione del federalismo fiscale. La fase a regime dal 2014 è disciplinata, invece, nella bozza di decreto legislativo su sanzioni e premi, approvata dal Consiglio dei ministri del 30 novembre. Vi è previsto che l’ente locale inadempiente ai vincoli di finanza pubblica, l’anno successivo è tenuto a versare al bilancio statale, entro 60 giorni dal termine per la certificazione dei risultati, l’importo corrispondente alla differenza fra risultato e obiettivi. In caso di mancato versamento, nei successivi 60 giorni, si procede al recupero dell’importo prelevandolo sulle giacenze depositate nei conti aperti presso la tesoreria statale. Intanto, la nuova sanzione, effettivamente feroce per i comuni, ha fatto capolino la settimana scorsa in commissione Finanze alla Camera, dove il sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti ha risposto al question time aprendo un spiraglio sul suo alleggerimento, a condizione, però, che si proceda contestualmente a ridurre il meccanismo di premialità. Ciò vuol dire: porre la manovra a carico dei comuni, i quali vedranno ridursi la fetta degli eventuali bonus sui pagamenti per gli investimenti, che nel 2010 sono crollati del 17% (si veda Il Sole-24 Ore del 21 marzo). La conferma della difficoltà di applicare la riduzione dei trasferimenti ai bilanci preventivi 2011 arriva anche dalle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti. A pronunciarsi sul tema, di recente, è stata la Lombardia (pareri 133 e 134 del 16 marzo 2011) alla quale due comuni milanesi hanno chiesto se sia ammissibile in sede di preventivo applicare l’avanzo presunto 2010, proprio alla luce delle difficoltà conseguenti al taglio delle entrate da contributi statali per l’intero importo. Il via libero, affermano i giudici contabili, è concesso in casi eccezionali. A condizione però che: si tratti di avanzo libero e non vincolato, l’avanzo sia effettivo e risultante a seguito di una completa e precisa verifica della sussistenza di residui attivi e che sia stata già adottata la delibera di Giunta di approvazione della proposta di rendiconto da sottoporre al Consiglio dalla quale risulti l’esistenza dell’avanzo e l’organo di revisione si sia espresso in modo positivo sull’esistenza del risultato finale positivo. Ma il potenziale cortocircuito fra le norme che prevedono il taglio dei trasferimenti e l’azzeramento della voce conseguente al federalismo è piuttosto diffuso: sono infatti molte le norme, anche di recente emanazione (articolo 5 del Dlgs 216/2010 sui costi e fabbisogni standard) che fanno riferimento ai trasferimenti.

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