Nelle città medie i figli azzerano l’Imu

Il Sole 24 Ore
27 Dicembre 2011
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La famiglia serve. E nel caso dell’Imu il sistema delle detrazioni consente, in parecchi casi, di non pagare. Mentre i single o le coppie senza figli (specialmente i pensionati) sono evidentemente penalizzati.
Il meccanismo della nuova imposta, infatti, prevede una curva dalla crescita esponenziale della detrazione base di 200 euro, che arriva a triplicarsi in presenza di una poco probabile situazione di famiglia con otto figli ma cresce comunque del 50% con la famiglia tipo con due figli.
Il risultato dei calcoli fatti dal Sole 24 Ore sulla base di queste considerazioni è abbastanza omogeneo: considerando un single o una coppia senza figli che vive in un monolocale (1,5 vani catastali), si riesce ad azzerare l’Imu con la detrazione base di 200 euro praticamente ovunque, almeno quando l’immobile è collocato in categoria A/3 (economica); anzi, considerando la stessa situazione in un bilocale (2,5 vani catastali, senza solai o cantine), anche non beneficiando di quei 50 euro in più di detrazione per un figlio, nei centri minori e nei paesi si riesce sempre ad azzerare l’Imu.
Si consideri che i conti sono stati fatti su classi medie delle categorie categorie catastali interessate (A/2 e A/3) di immobili localizzati in zone censuarie medie o uniche, quindi sono state escluse le ‘punte’ delle aree centrali e periferiche, quantomeno nelle grandi città dove questa distinzione si fa molto sentire. È chiaro che chi si trova in queste situazioni dovrà fare la ‘tara’ opportuna a questi conteggi, ma bisogna considerare che due categorie catastali coprono il 72% del patrimonio abitativo, quindi si tratta di dati abbastanza rappresentativi.
Il discorso cambia quando la categoria catastale interessate è la A/2 (civile). Qui la forbice si stringe e anche su un monolocale c’è da pagare, almeno a Torino, dove le tariffe d’estimo (la base di partenza per il calcolo della rendita) sono storicamente piuttosto elevate. E naturalmente a Roma, che misteriosamente ‘vale’ molto più di Milano, anche se questa sperequazione è almeno finora mitigata dal fatto che in centro le case popolari e ultrapopolari sono tantissime per il catasto, anche se non ne esistono praticamente più nella realtà.
Comunque, parlando di bilocali, la presenza dei figli riesce anche in caso di A/2 a coprire l’Imu quasi ovunque, fanno eccezione solo Milano, Torino e Roma.
Se poi consideriamo i trilocali, la tipologia più amata dalla famiglia media non abbiente con figli (cucina abitabile, due camere, bagno e salotto, cioè 4,5 vani catastali), nelle grandi città si paga inesorabilmente, nonostante i due figli, dagli 82 euro di Napoli (zona Camaldoli) ai 207 di Roma quando la casa è in categoria A/3. La categoria A/2 fa scattare quasi sempre basi imponibili sensibilmente più alte: gli unici posti dove la presenza dei figli consente di azzerare l’Imu sono i piccoli centri: Sillavengo, Ferentino, Tropea (che per il Catasto non è certo una delle più quotate cittadine turistiche del Sud), ma anche Viterbo, e Foggia, città capoluogo ma con tariffe d’estimo davvero bassissime.
Se dovessimo però considerare immobili più grandi, cioè la classica camera in più e un ulteriore bagno, arrivando così a 5,5-6 vani catastali sempre al netto di eventuali cantine o solai, allora, pur restando nel’ambito delle categorie più comuni (A/2 o A/3), l’esborso colpirebbe in molti casi.
Con una media del 20-22% in più d’imposta, che in qualche caso verrebbe magari assorbita dalle detrazione in eccesso, come nei centri minori, il numero delle famiglie colpite cresce in percentuale. A meno di non considerare l’eventuale terzo figlio, che aiuterebbe sensibilmente a ridurre l’Imu dovuta.

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