Raddoppio dei posti di accoglienza dei rifugiati nei Comuni: dagli attuali 20mila a 40mila. La scommessa sta nell’intesa tra l’Anci (l’associazione nazionale dei comuni italiani) e il Viminale alla riunione della scorsa settimana per il tavolo di coordinamento sull’immigrazione presieduto dal sottosegretario all’Interno Domenico Manzione. L’idea è di puntare sulla struttura già in funzione presso i Comuni (lo Sprar, sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati): per gli altri 20mila posti che dovranno essere messi a bando serve il via libera del ministero dell’Economia.
Piero Fassino, numero uno dell’Anci e sindaco di Torino, sta facendo pressing per una presenza più forte dei municipi nella partita immigrazione, mentre le Regioni – causa contingente le elezioni a fine mese prossimo – sono più prudenti con alcune, Veneto e Lombardia, proprio indisponibili all’accoglienza di nuovi immigrati. La realtà concreta è che il ministero guidato da Angelino Alfano può, solo per ora, trattenere il fiato: i centri sono tutti al completo ma il mare agitato impedisce il flusso intenso di sbarchi dei giorni scorsi. Una ripresa improvvisa degli arrivi, tuttavia, è nel conto delle previsioni e i timori stanno tutti nei numeri: se saranno alti, la probabilità di prendere decisioni contestate è alta.
Il prefetto Mario Morcone, numero uno del dipartimento Libertà civili, ha pronta una circolare sull’accoglienza per coinvolgere nella pienezza dei loro poteri i prefetti, soprattutto se le autorità locali saranno recalcitranti. L’idea di fondo è parcellizzare l’accoglienza anche nei Comuni più piccoli ma davanti agli arrivi in massa tengono banco nelle discussioni in atto altre due soluzioni, a dir poco controverse: le tendopoli o, in alternativa, l’utilizzo delle caserme militari, a loro volta ripartite tra quelle dismesse o ancora in uso. Chi sostiene le tendopoli argomenta che sono per definizione strutture provvisorie, ma certo problemi numerosi già in passato ne hanno dati. Chi è a favore delle caserme sottolinea la rapidità e l’efficacia di questa soluzione; ci sono però anche numerose obiezioni, compresa quella che le strutture rischiano di diventare edifici permanenti di accoglienza per immigrati.
Il 7 maggio ci sarà una riunione al ministero dell’Interno con Alfano e i vertici di Anci e della conferenza delle Regioni. Al ministero è in corso di definizione il testo di un nuovo decreto legislativo in attuazione della direttiva 213/33 Ue in materia di accoglienza. Un fatto resta certo, per adesso: il no di Palazzo Chigi al ricorso a una dichiarazione di emergenza nazionale.
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