Mobilità province, il dado è tratto ma c’è il rischio blocco

Tabelle di equiparazione e criteri generali di mobilità: Madia ha il via libera, sindacati già in subbuglio

9 Settembre 2015
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Province, si va una volta per tutte? Dopo il decreto mobilità fra i diversi settori della p.a. che era già stato approvato con il via libera della Corte dei conti, venerdì scorso ha avuto il via libera in Consiglio dei Ministri anche il decreto sui criteri generali della mobilità, di fatto il vademecum degli spostamenti del personale anche nel caso in cui la nuova destinazione sia rappresentata da regioni ed enti locali e quindi non preveda un cambio di contratto.

Il provvedimento in questione è fondamentale anche perché fissa le scadenze per avviare le istanze di mobilità e il censimento dei posti disponibili in organico, anche se non è stata raggiunta l’intesa con le Regioni in Conferenza unificata. Marianna Madia può così far scattare ufficialmente l’iter di mobilità province.

Con il decreto sulle “tabelle di equiparazione”, ossia lo strumento che disciplina i passaggi da un comparto all’altro, che riguarda circa 8mila lavoratori, si è ufficializzato che la parte “variabile” dello stipendio che non rientra nei parametri del nuovo inquadramento sarà garantito solo per le voci “con carattere di generalità e natura fissa e continuativa, se l’ente di destinazione trova i fondi anche a valere sulle risorse assunzionali. 
Per questo motivo si sono sollevati i sindacati, e ora c’è il concreto rischio di ricorsi a catena quando le mobilità partiranno davvero. Il primo test avverrà a brevissimo, con le procedure avviate dal Ministero della giustizia, che secondo l’ultima manovra (comma 425 della legge 190/2014) dovrebbe assorbire fino a 2mila esuberi provinciali entro il 2017.

Ora, oltre alle tabelle di equiparazione, altri dubbi riguardano il decreto sui criteri generali per la mobilità. Agli spostamenti interni al comparto di regioni ed enti locali sono interessati prima di tutto circa 10mila persone, cioè idipendenti dei centri per l’impiego che dovrebbero passare alle regioni in attesa del varo dell’agenzia nazionale prevista dal Jobs Act e una bella fetta di polizia provinciale, in transito verso i comuni
Qui ci si interseca col decreto enti locali, già approvato prima della pausa estiva: ci sono in teoria 20 giorni di tempo per le province per pubblicare l’elenco degli “esuberi” nel Portale nazionale della mobilità, e 40 giorni a comuni e regioni per inserire nello stesso portale i posti disponibili in dotazione organica
In ogni caso, saranno poi i dirigenti delle amministrazioni di destinazione a dire l’ultima parola sugli inquadramenti dei nuovi arrivi, perché i provvedimenti chiedono loro di valutare anche titoli e curricula per definire le collocazioni: un’altra operazione delicata, stretta fra i rischi di impugnazione da parte dei diretti interessati e le possibili obiezioni della Corte dei conti quando ci si discosta dai parametri generali.

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