Ministero, regioni e comuni firmano protocollo anti-smog

Trasporti, verde urbano e riscaldamento: sono questi gli ambiti su cui si muoveranno regioni e comuni. Definite misure emergenziali in caso di sforamento per oltre 7 giorni consecutivi dei limiti di PM10

4 Gennaio 2016
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Ministero dell’ambiente, Regioni e Anci hanno firmato il 30 dicembre scorso un protocollo d’intesa per far fronte all’innalzamento dei livelli di polveri sottili nelle città italiane, mentre il blocco del traffico (o le targhe alterne) imposto a Milano, Roma e altri comuni dimostra di non riuscire neppure a scalfire il problema.

Nasce così un vero e proprio Protocollo anti-smog, contenente gli orientamenti a lungo termine che Governo, Regioni e Comuni hanno stilato insieme: si va dall’aumento del verde pubblico alla creazione di una rete di ricarica rapida per e-car, passando per nuovi limiti di velocità, rottamazione dei veicoli più inquinanti, misure di sostegno al trasporto pubblico (soprattutto quello ecologico) e riduzione degli inquinanti dei sistemi di riscaldamento.

Inoltre il testo definisce alcune misure emergenziali da applicare in caso di sforamento per più di 7 giorni consecutivi dei limiti di PM10, quali:

  • l’abbassamento dei limiti di velocità di 20km/h in aree urbane estese al territorio comunale e alle eventuali arterie autostradali;
  • l’attivazione di sistemi di incentivazione per l’utilizzo dei trasporti pubblici e della mobilità condivisa
  • la riduzione delle temperature massime di 2 gradi C nel riscaldamento degli edifici pubblici e privati
  • la limitazione dell’utilizzo della biomassa per uso civile laddove siano presenti sistemi alternativi di riscaldamento.

I fondi del Protocollo anti-smog

Per supportare l’attuazione delle prime misure di sostegno il dicastero ambientale stanzierà un fondo da 12 milioni di euro subito disponibile e dedicato alle iniziative dei Comuni sul trasporto pubblico locale e la mobilità condivisa. Inoltre “ammontano a 405 milioni di euro le risorse programmate e disponibili per la strategia di medio periodo contro lo smog nelle grandi città”, ha spiegato il ministro dell’Ambiente precisando che “35 milioni sono per la mobilità sostenibile casa-scuola, casa-lavoro, car e bike sharing, pedibus (approvate con il collegato ambientale), 50 milioni per la realizzazione di reti di ricarica elettrica (attraverso il Fondo Kyoto), 250 milioni per l’efficienza energetica in scuole, strutture sportive e condomini (attraverso il Fondo Kyoto), 70 milioni per riqualificazione degli edifici della pubblica amministrazione centrale”. Il protocollo promette anche l’impegno del Minambiente a identificare, in concerto con gli altri Ministeri, unfondo per il rinnovo del parco veicoli più inquinante con mezzi che utilizzino tecnologie e combustibili a basso impatto ambientale. presentando il protocollo delle misure antismog decise con le Regioni e i Comuni.

Fassino: “con il protocollo Anci, Regioni e Minambiente, nasce una regia nazionale per provvedimenti più efficaci”

“Non è la prima volta che ci troviamo di fronte alla necessità di adottare provvedimenti di emergenza per ridurre l’emissione di polveri sottili e Co2. È la prima volta, però, che su questi temi si mette in campo una regia nazionale. Si tratta di un importante salto di qualità, grazie al quale nascono oggi delle linee guida che faciliteranno l’adozione di misure omogenee su tutto il territorio e in tutti i comuni, aumentando l’efficacia dei provvedimenti emergenziali, ma anche di quelli strutturali”. Così ha commentato il presidente dell’Anci, Piero Fassino, la firma del protocollo anti-smog.

“Il risultato di oggi, che segna il passaggio ad un’unica regia nazionale per affrontare il tema del clima, si è reso possibile innanzitutto perché non partiamo da zero. Tutti i comuni negli ultimi anni hanno già messo in campo misure e provvedimenti per ridurre le emissioni, e i risultati già si vedono. Solo a Torino, per esempio, la riduzione delle emissioni è oggi al 22%, quando l’obiettivo nazionale ed europeo era quello del 20% entro il 2020. Ma basta confrontare gli indici di oggi con quelli di quattro o cinque anni fa per scoprire che in tutte le grandi città le politiche ecologiche adottate negli scorsi anni stanno dando i primi importanti frutti”, ha aggiunto Fassino. 
“La regia nazionale che nasce con il protocollo firmato oggi consentirà finalmente di condividere decisioni, obiettivi e linee generali di indirizzo. Ovviamente questo significa che il coordinamento permanente tra Comuni, Governo e Regioni ha visto oggi solo il primo di una serie di appuntamenti che saranno finalizzati a seguire, monitorare e gestire sia le misure emergenziali che quelle strutturali messe in campo con il protocollo e con eventuali altri provvedimenti futuri. Come Anci, ferma restando ovviamente la totale titolarità dei sindaci rispetto alle decisioni da intraprendere contro le emissioni nocive, lavoreremo affinché le linee guida definite dal protocollo siano applicate in modo omogeneo in tutti i territori”.

Alle misure decise il 30 dicembre scorso si sono aggiunte poi ulteriori osservazioni da parte dei comuni, enunciate dal sindaco di Firenze e coordinatore delle città metropolitane Anci Dario Nardella, presente alla firma dell’accordo: “Il protocollo – afferma – rappresenta un primo passo concreto, operativo e utile. È necessario però porre maggiormente l’accento sugli interventi necessari per le città metropolitane, all’interno delle quali risiede purtroppo l’80% del problema delle emissioni nocive”. Nardella ha fatto notare poi come sia indispensabile “che tutti gli amministratori e i sindaci possano avere un accesso diretto, semplice e omogeneo alle banche dati disponibili, sia per avere contezza tramite il Pra dell’entità del parco auto circolante, sia per riuscire nell’immediato a valutare l’impatto delle misure adottate nei singoli comuni”. 
Riguardo poi la riduzione delle emissioni nocive, “va benissimo l’impegno per la riduzione delle pm10, ma sappiamo che le pm2,5 sono ancora più dannose, e che non tutte le aree urbane hanno sistemi di rilevazione per queste sostanze: sarebbe necessario – dice Nardella – stabilire limiti chiari e porre un tetto anche alle pm2,5”. 
E se i provvedimenti devono riguardare non solo la circolazione delle vetture, ma anche i sistemi di riscaldamento degli edifici, Nardella propone di “stabilire termini perentori per la metanizzazione delle caldaie e dei sistemi di riscaldamento pubblici, affiancate a un sistema di incentivi per la sostituzione delle vecchie caldaie e a maggiori performance richieste sul loro rendimento, tramite controlli più intensi”. 
Inevitabile il riferimento alle risorse in campo: “Vanno potenziate quelle già esistenti – è convinto Nardella – a partire dai finanziamenti per il rinnovo del parco dei veicoli pubblici”.

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