Arriva un primo taglio delle tasse. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla legge di stabilità con cui scatta la riduzione di 1 punto percentuale dei due scaglioni Irpef più bassi. Allo stesso tempo viene previsto l’aumento di un solo punto di Iva dal luglio del prossimo anno. Uno stop parziale, insomma, anziché di tutti i due punti percentuali per le aliquote Iva del 10% e del 21%, necessario per coprire gran parte dell’alleggerimento dell’Irpef. Con questa decisione si è conclusa la lunga partita sulla riduzione delle tasse che ha animato la riunione del Consiglio dei ministri protrattasi fino a tarda notte con tanto di “giallo”.
In serata ad anticipare l’ipotesi di un taglio dell’Irpef era stato il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, nel corso della trasmissione Ballarò. Subito dopo però una nota ufficiale di Palazzo Chigi provvedeva a un’immediata smentita di qualsiasi annuncio sulla legge di stabilità in discussione al Consiglio dei ministri, anche se proveniente «da ministri o sottosegretari». Una smentita che sembrava far sfumare definitivamente l’ipotesi di riduzione dell’Irpef. Ma poi il Governo ha deciso per il taglio.
Quella sull’Irpef non è stata la sola partita che si è giocata anche duramente sulla legge di stabilità. Le tensioni non sono mancate sui tagli a Regioni, sanità e pubblico impiego, con i governatori e i sindacati all’attacco negli incontri con il Governo che hanno preceduto il Consiglio dei ministri. Anche il ministro della Salute, Renato Balduzzi, avrebbe ribadito la sua contrarietà ai tagli alla sanità affermando: «Nessuno mi ha obbligato a fare il ministro».
Quanto all’Irpef, la discussione è andata avanti soprattutto sui costi dell’operazione. Che prevede la riduzione di 1 punto percentuale delle aliquote dei primi due scaglioni, quelli con i redditi più bassi, con il risultato di far scendere l’aliquota del 23%, applicata ai redditi fino a 15mila euro, al 22% e l’aliquota successiva del 27%, applicata ai redditi da 15mila a 28mila euro, al 26 per cento.
Il costo dell’operazione sarebbe stato stimato da via XX settembre in 5 miliardi complessivi, di cui 4 miliardi per il taglio sui redditi più bassi e un miliardo sullo scaglione successivo. A pagare il conto sarebbe l’eliminazione solo parziale del previsto aumento dalluglio prossimo dell’Iva, fin congelato in toto fino a giugno 2013. A concorrere dovrebbe essere la nuova imposta sulle transazioni finanziarie con un prelievo dello 0,05% su tutte le compravendite di titoli e azioni. A questo si aggiungerebbe quella che il ministro Vittorio Grilli nel corso dell’incontro pomeridiano con le parti sociali ha chiamato «rimodulazione di detrazioni e deduzioni secondo equità». Che tradotto nei fatti si dovrebbe concretizzare con una limitazione all’accesso per gli sconti fiscali del 19% come ad esempio gli assegni al coniuge o per le procedure di adozioni internazionali.
Verrebbero comunque risparmiate le deduzioni riconosciute dal fisco a sordomuti o per i cani guida. L’ipotesi su cui si sarebbe lavorato fino a tarda notte per definire la soglia di accesso prevederebbe per le deduzioni indicate nell’articolo 10 del testo unico delle imposte sui redditi l’introduzione di una franchigia di 250 euro per i redditi superiori ai 15mila euro. In sostanza lo sconto sarebbe riconosciuto solo per le spese eccedenti i 250 euro.
I numeri
4 miliardi
Il taglio sui redditi più bassi
Il costo che comporterebbe il calo al 22% dell’aliquota Irpef minima
1 miliardo
Lo scaglione successivo
Il costo della riduzione dell’aliquota Irpef dal 27 al 26%
3 mila euro
Le detrazioni fiscali
Quelle per interessi passivi sui mutui spese veterinarie, premi su invalidità
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento